vano quando li si gustava volta per volta sul Mondo o sul Corriere. Sono la stessa natura di Laurenzi, l'arduo manierismo che egli ha elaborato, a rendere inevitabile tale perplessità: ma, una volta addentratosi nelle pagine di Due anni a Roma, il lettore potrà abbandonare ogni timore. I fogli di diario hanno conservato ognuno la propria individualità; ma tra l'uno e l'altro c'è una comunicazione morale, un legame di qualità evidente, strettissimo. Certo, ad onta della sua esilità, quello del Laurenzi (come capita, del resto, a tutte le opere dei moralisti) non è un libro ~he sia consigliabile leggere o rileggere d'un fiato, in una serata; va piuttosto delibato, direi quasi consultato, come si fa con una guida o con un breviario. Lo scrittore ci aveva già abituato a cercare, nelle trenta o quaranta righe che ci regalava ogni settimana sull'ultima pagina del Mondo, qualcosa che andasse al di là del mero piacere di un articolo ben scritto, ed investisse altri valori, cui eravamo e siamo interessati in quanto democratici ed uomini di gusto. Ora che quegli sparsi suggerimenti formano un unico corpo, si può più agevolmente valutare il loro pregio, l'estrema serietà morale che li ispira. Da quando abbiamo imparato a conoscerlo, Laurenzi è sempre dalla stessa parte, le sue passioni e le sue allergìe hanno scavato dei solchi nei quali si può camminare fino a stancarsene, ma con la sicurezza di non andar fuori strada. Per uno <<scrittore di costume » ( almeno nell'accezione italiana del termine, che è quella di un umorista disincantato e dispettoso) una tale costanza e continuità di reazioni è dote rara, inedita. Dal livello del costume a quello della politica (dal più esile ritrattino di un <<bullo» o di un falso cinematografaro romanesco fino ad una valutazione lucida, appassionata, pugnace dello scandalo Montesi o dei fatti d'Ungheria) l'intuito dello scrittore, la sua nascosta partecipazione, la sua <<responsabilità » affiorano come un dato preciso, irrefutabile. Si pensi, per dare qualche esempio di questo innato acume critico, al profilo, tracciato dal Laurenzi, de~poeta <<scotellariano » che si aggira per Roma contrabbandando i miti letterari della sua <<civiltà contadina» che esiste <<da quando esistono il tempo, la morte, la malaria, il cielo »; alla polemica ricorrente contro il <<qualunquismo di sinistra », malattia politica particolarmente diffusa in Italia nel <<biennio neo-edoardiano », ma ancor oggi letale (<<Chiunque ormai, potrà votare in piena coscienza per il P .C.I.: le madri, i preti, gli orfani, i giovinetti, le prostitute, i maestri di scuola, i reduci dall'Etiopia, gli scommettitori del Totocalcio. Andiamo verso il partito unico, e ci parlano di Fronte Popolare ... », p. 55); ai cento e cen- . to ritratti di goliardi squallidi e burleschi, di sovrani spodestati (<<Difficilmente si immaginerebbe uno spettacolo che opprima di più di quello offerto da Faruk in costume da bagno - una volta ci fu dato lanciargli a Capri un'occhiata sgomenta; la pancia gli tremola bianchissima, le man1melle disfatte sono rattristate da un pelame rossiccio... »), di giovani della buona società e di cineasti, di mannequins e di preti salottieri di cui pullulano questi Due anni a Roma. E' la suppellettile umana di <<un paese la cui vocazione sarebbe una felicità senza sforzo e senza lacrime». l\t1apoi ci sono, sebbene in minor numero anche gli altri personaggi, i poveri, i [121] Bibloteca Gino Bianco
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