na del feudo ». I motivi di tale fatto sono facilmente intuibili: si tratta infatti d'u11 tipo di società prevalentemente marinara, vivente per antica tradizione una vita di scambi, e sulla quale ha fatto scarsa1nente presa l'ordinamento feudale. Questo spiega come appunto a Mazara ci sia un'antica tradizione anarchica, bakuniniana, poi confluita nel partito socialista e nel partito ·comunista, che hanno fatto presa però non tanto sull'ambiente marinaro (scarsamente permeabile dalla propaganda politica) quanto in quello del bracciante agricolo e dell'artigianato. Notevole successo perciò ebbe in questa zona, a suo tempo, la propaganda dei Fasci Siciliani. Fu appunto un'insurrezione popolare organizzata da questi fasci che portò nel 1894 all'incendio dell'Esattoria Comunale e della Biblioteca, ricca di pregevoli volumi che andarono in quel1' occasione distrutti. Pure sul finire del secolo scorso esisteva in Mazara un fiorente circolo « Giordano Bruno >>,a tendenza larvatamente massonica, che era continua fonte di scontri tra <<guelfi» e «ghibellini». I «guelfi>>, che facevano capo alla Curia Vescovile, avevano allora rialzato la testa dopo il grave scacco subìto per la chiusura (voluta dal Consiglio Comunale laico nel 1865, e durata cinque anni) del Seminario Vescovile, in seguito all'apertura del Ginnasio Statale. Nel primo decennio di questo secolo il movimento socialista era abbastanza forte, e ne era <<leader » un attivo avvocato mazarese, il Sansone, che qui i vecchi ricordano ancora per la sua bellicosità e la sua devozione alla «causa»; mentre la borghesia in genere era rappresentata dall'on. Tortorici, liberale di destra. I due schieramenti venivano chiamati i « bianchi» e i <<neri». Il fascismo, come in generale in tutta la Sicilia, fu dapprima accettato passivamente, e vi aderirono la piccola borghesia ed il sottoproletariato, e successivamente anche il clero con in testa l'attivo vescovo mons. Audino . .Durante il ventennio non mancarono episodi di resistenza al regime; tipico quello, che ancora oggi molti ricordano, del 1 maggio 1936, quando alcuni artigiani issarono la bandiera rossa sul rudere del castello normanno. Gli arresti e le persecuzioni non valsero a soffocare la fronda, in quanto successivamente le mura di Mazara apparvero coperte di scritte contro il <<duce». f114] Bib·loteca Gino Bianco
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