questo punto, davvero fondamentale, è apparso sul numero 1 ° anno II della Rivista di organizzazione aziendale un limpido e im•portante articolo di Gino Martinoli, di cui riportiamo un brano. « Dalla confusione che spesso risco11triamofra specializzazione e grado gerarchico, nascono molti equivoci in merito appunto alla delega di responsabilità, ed all'arte del comando, confusione accresciuta dal modo con cui si fa gen.eralmente carriera nelle nostre impres_e.Il superiore in _grado, secondo un,a mentalità corrente, dovrebbe conoscere tutto quello che sanno i propri dipendenti, anzi dovrebbe conoscerlo meglio di loro, sicchè egli potrà sempre intervenire a correggere il loro operato. In questo errato modo di vedere, il superiore rinuncia ad impiegare i suoi collaboratori per tutto quello che essi possono dargli e che egli ignora, li riduce pertanto a fornirgli le loro braccia, moltiplicando le loro attività esteriori, ma escludendo, se cosi si può dire, i loro cervelli ed il loro spirito di iniziativa e di critica. Non pago del compito di coordinare le loro attivtà, anzi di stimolarle, indirizzandole peraltro verso un fine determinato e preciso, che egli ha l'obbligo di programmare e di distinguere nel futuro_,vuol mostrare che egli ne sa di piu, che è piu bravo, piu attivo, in quelli che sono i campi specifici dei suoi dipendenti, convinto cosi forse di dominarli meglio. In una specie di civetteria di mostrare che egli si è meritato il suo posto, che egli lavora piu degli altri, dimentica che il suo compito speci.. fico deve intendersi corne proiettato nel futuro; per correre dietro ai piccoli problemi di tutti i giorni trascura il fatto che egli dovrebbe vivere nella azienda non nella realtà di oggi, ma nel suo divenire di domani. Provvedere pertanto a programmare, preparare la strada agli altri ma lasciarli procedere per loro conto, consentendo che facciano la loro dose di errori, ecco una << forma mentis » ignota ai nostri migliori capi d'impresa». L'insegnamento deve essere la base di un ulteriore sviluppo. Il diploma è un inizio. Esso non esenta gli uomini che lo hanno conseguito dalla necessità di una esperienza che solo la pratic.a può dare. Per questo· non è concepibile che si arrivi ad una tutela giuridica del diploma di << dirigente d'azienda» analoga a quella di cui godono gli ingegneri o i medici. Proprio per questo può dirsi che il compito degli istituti per dirigenti [95] Bibloteca Gino Bianco
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