Nord e Sud - anno IV - n. 33 - agosto 1957

Intanto esulano dall'ambiente indicato quei provvedimentì che riguardino direttamente la politica del pieno impiego in genere: i provvedimenti intesi a ridurre da un lato ì' orario di lavoro e il lavoro straordinario, dall'altro l'occupazione delle donne e l'occupazione plurima del nucleo familiare. Tuttavia, questi provvedimenti, oltre ad avere conseguenze generali sul fenomeno della disoccupazione (quindi anche di quella giovanile) per la ridistribuzione del lavoro che comportano, potrebbero poi avere _ conseguenze favorevoli specifiche per i giovani; rimuovendo infatti i primi alct1ne difficoltà che i giovani incontra110 per una formazione prof ession,ale scolastica correlativa al lavoro; favorendo eventualmente i secondi, di natura peraltro contingente, la costituzione normale non tardiva dei nuovi nuclei familiari. Abbbiamo visto, quindi, come l'abolizione, sia pure graduale, dei limiti all'immigrazione interna potrebbe favorire un ringiovanimento del nostro ap·parato ·produttivo. Tale concetto può essere esteso all'Europa, e al Mercato Comune in particolare:, perchè a una più libera circolazione corrisponderebbe un adeguamento d'interessi, di strutture, di tecniche; non sembra, però, che le attuali disposizioni in materia di circolazione europea della manodopera tendano a favorire adeguatamente il ,lavoro giovanile (33 ). Una politica del lavoro giovanile, in stretto senso, dovrebbe basarsi, tuttavia, su provvedimenti specifici, suggeriti via via dalle situazioni antecedentemente esaminate, e ora cosf coordinati: ( 33 ) Non favoriscono, infatti, la mano d'opera giovanile - specie italiana - le disposizioni restrittive con1e l'art. 69 del trattato della C.E.C.A., che limita, nel già ristretto ambito dell'industria del carbone e dell'acciaio, la libera circolazione ai lavoratori con qualifica già confermata. Merito del Trattato del Mercato Comune è di aver legato, con la costituzione di un unico fondo, la formazione professionale alla mobilità della mano d'opera~ secondo un criterio che abbiamo già visto necessario nella situazione interna italiana. Nell'ambito del Mercato Comune sembra, tuttavia, delinearsi una politica tendente a limitare l'immigrazione italiana ai soli lavoratori alta1nente qualificati; è stato, però, chiarito su questa stessa Rivista (cfr. Francesco Compagna, Il Mercato europeo del lavoro, Nord e Sttd, n. 28, marzo 1957) che l'Italia potrà fornire, nei prossimi anni, solo mano d'opera con qualificazione iniziale o, al più, media; mano d'opera, peraltro, ancora necessaria ai P'aesi transalpini, ai quali spetterebbe eventualmente provvedere ad una qualificazione più elevata. [82] BiblotecaGino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==