Nord e Sud - anno IV - n. 33 - agosto 1957

tiva della IV Repubblica, come quello di Spaa,k lo è alla Camera belga). Ma sui patti agrari L'Espresso ha scritto cose sacrosante, che giova riportare per esteso proprio in quanto valgono a dissipare certi equivoci ogg! largamente accreditati: « La legge sui patti agrari, sia com'è congegnata nel progetto Colombo sia in quello Sampietro, è dunque chiaramente inadatta alla realtà italiana e non risolverà che in misura assai marginale i gravissimi problemi della nostra agricoltura. Questi problemi, per dirla in breve si chiamano: protezionismo granario e suoi danni sullo sviluppo della zootecnica; eccessivo frazionamento della piccola proprietà contadina e suoi danni sull'economicità delle aziende agrarie; eccessivi costi dei beni strumentali (macchine agricole, sementi, concimi, anticrittogamici, credito agrario) e suoi danni sul reddito della popolazione contadina. Su questi argomenti capi~ali la DC ha sempre sostenuto una politica contraria agli interessi dell'agricoltura italiana, e l'opposizione ha sempre evitato di pronunciarsi. Eppure è su di essi, molto più che sul problema della giusta causa, che si vince o si perde la battaglia per migliorare il tenore di vita della campagna italiana ». Quanto alle region,i, sembra che la loro istituzione dovrebbe costare allo Stato ben 400 miliardi. Avremo infatti la regi~ne, ma, a quanto pare, conserveremo la provincia. La questione delle regioni rappresenta, sì~ un adempimento costituzionale; ma ne venga almeno studiata adeguatamente una meno costosa realizzazione, nel quadro di un più organico ed effettivo rinnovamento di tutta la realtà italiana degli Enti locali e di una reale spinta al decentramento amministrativo. Noi non nutriamo le stesse preoccupazioni del Corriere della Sera: non crediamo che gli enti regionali spezzeranno l'Italia e la precipiteranno in una condizione prerisorgimentale. Non condividiamo neanche però l'ottimismo di certi amici repubblicani circa la fu12zionalità di questi Enti, cd loro capacità di liberare l'Italia da tanti mali, i loro effetti produttivi di tanto bene. Anzi, ci domandiamo, da certi segni, se il regionalismo non diventerà prima o poi la rivendicazio1ie o lo strumento di una destra nordista (MARP insegni) e di una destra sudista (PMP, per esempio), congiunte in un'opera di disgregazione, anche se avverse l'una all'altra nel perseguimento di deteriori finalità particolaristiche. E infine non siamo fra quelli che nei confronti del!'esperienza siciliana non hanno nulla da obiettare e tutto da esaltare. È lecito allora - dopo quanto si è detto dall'Espresso sui patti agrari, [5] Bibloteca Gino Bianco

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