' l'applicazione al territorio eritreo della tariffa doganale etiopica, molto pitì elevata di quella applicata dall'amministrazione britannica. Sicchè il ritmo delle importazioni subì una sfasatura rispetto a quello della effettiva. domanda dei beni, i prezzi si contrassero per poi elevarsi repentinamente quando, applicata la nuova tariffa doganale, le merci apparvero sul mercato in regime di coalizio11e, vendute da un trust che ricavava margini assai elevati di profitto. Tuttora i prezzi subiscono brusche e sensibili oscillazioni quando, esauritasi sul mercato una certa partita, si attende l'arriv·o della successiva dall'Italia, o da altrove. La poca merce restante viene venduta abilmente a poco a poco, con extraprofitti di natura monopolistica. In queste condizioni si comprende come il credito si svolga faticosamente. Il risparmio è spesso incoraggiato a investirsi su mercati meno difficili e vi è continuo esodo di capitale straniero (italiano, indiano, arabo); per cui è scarsa l'offerta di danaro e mancano il credito a lunga scadenza, quello bancario ed edilizio. Le banche esistenti, cioè la State Bank of Ethiopia e tre banche italiane (Banca ,d'Italia, Banco di Roma, Banco di Napoli) si attengono a una condotta vigilatissima. La Banca di Etiopia è l'Istituto di emissione e controlla più che altro il movimento valut~rio con l'estero: le banche italiane sono soprattutto istituti di deposito e sconto, che praticano il credito a breve scadenza, con rigidissimi criteri di garanzia. Le stesse difficoltà che incontra il credito all'interno si ripercuoto110 sulle operazioni a carattere internazionale per l'ottenimento e l'impiego delle valute estere. Un in.vestimento di 500 milioni di lire, sta11ziato or è un anno dall'ICLE (Istituto di Credito per il Lavoro all'Estero), a favore dei lavoratori italiani in Eritrea non ha ancora avuto pratica attuazione, perchè la Banca •di Etiopia non ha, a tuttoggi, autorizzato lo stanziamento di valuta necessario a concludere l'operazione. Le operazioni s11l mercato internazionale, a parte la difficoltà di procurarsi la valuta, sono rischiose e costo5e anche per il sistema d·oganale in vigore. Non essendovi punto franco a Iviassaua, spesso l'importatore è costretto a sborsare somme ingenti, sotto forma di dazio di riesportazione, per merci che, una volta introdotte, non sono state assorbite dal mercato e debbono essere inviate altrove. Nella ipotesi normalmente più favorevole, cioè di merce che possa essere totalmente venduta in Eritrea, l'importatore deve pagare il dazio di importazione appena l'introduzione è autorizzata; e perciò deve avere ingenti disponibilità, senza essere sicuro di vendere tutta la merce, correndo quin,di sempre il rischio di pagare un nuovo dazio per riesportare. Tutti questi rischi influiscono a loro volta sul mercato, elevando i prezzi a carico del consumatore. [52] Bibloteca Gino Bianco
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