rinascita cl1e significasse prima di tutto rottura del cerchio dello sfruttamento del capitale continentale e della grande industria. L'atto di nascita della cooperazione sarda è per l'appunto nel lontano tentativo dei pastori sardi di unirsi, per liberarsi dallo sfruttamento del capitale forestiero. Tentativo sfortunato ai fini pratici e ingenuo,, dati i rapporti di forza di allora. Nia prezioso, perché servi a rafforzare la coscienza autonomistica dei Sardi. Nella lotta sardista (Partito Sardo d'Azione) contro il monopolio della industria e della terra la cooperazione affondò profondame11te le sue radici, e si è sviluppata. Dieci anni fa, dopo la Liberazione, in un clima che vedeva mutati i rapporti di forza a favore degli strati popolari, braccianti e conta- ' dini p·overi, associati in Cooperativa, innalzavano la bandiera della lotta per la terra contro gli agrari assenteisti e aprivano quella breccia I1el fronte avversario attraverso la quale doveva passare poi il primo e limitato provvedimento di riforma agraria. Quella lotta non si fermò alla conquista della terra da lav·orare, si estese alla meccanizzazione, alle nuove colture, al miglioramento dei terreni. Così la coope1azione diver1ne l'avanguardia del progresso nelle campagne. Le leggi Gullo-Segni sono state valide alla prova dei fatti e continuano ad esserlo. Occorre (queste le istanze dei lavoratori) uscire dall'equivoco: cl1e cosa si deve intendere per terra lasciata in abbandono, dal momento che si sono dati molti casi di terre giudicate n·on incolte perché cc a riposo soltanto da vent'anni ». Non coltivate, mal coltivate? Qui nasce la controversia: e il giuoco del curiale davanti alle Commi sioni consiste nel dimostrare essere una favola che la Sardegna non sia coltivata. E intanto il contadi110 rimane quasi nomade: oggi su un fondo, l'anno dopo su un altro. Egli chiede un rimedio alla precarietà; chiede anche un più adeguato. riconoscimento dei diritti che gli competono per le migliorie e per le tra formazioni. È desiderabile un più vivo intervento dei capi politici. Durante un convegno a Guspini, dove venivano premiate alcu11e cooperative, fu deplorata l'assenza dell'Autorità regionale, che quei premi aveva asseg~ati. I premiati si sentivano dime11ticati. Erano i Guspi11esi i quali han110 fondato « La rurale » il 2 settembre 1945. Braccianti nudi ieri, oggi padroni di un·attrezzatura del valore di tre11ta milioni circa (cinque trattori fra grandi e piccoli, una seminatrice, un frangizolle, due erpici leggeri, due mietilegatrici, un apripista, un impianto a pioggia con cinque getti, due trebbiatrici complete, un pressapaglia-. Possiedono cento pecore, tre scrofe, centocinquanta galline, conigli, un orto con frutteto, due ettari ad agrumeto, uno e mezzo a frutteto). Erano i Narboliesi, due volte premiati per avere trasformato una landa di quattrocento ettari: venti ettari di vigna (centomila ceppi), quarantamila [43] BiblotecaGino Bianco
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