re e coraggiose ... Non diciamo i Giovannini, ma neppure gli Orlando, hanno osato mettersi in una posizione di indipen-- denza, ad esprimere, con questa benchè relativa fermezza, le idee liberali di cu-i si professano e per cui si esibivano alfieri e maestri. La lezione doveva proprio venire dal vecchio Giolitti? »; e della lezione del filosofo napoletano riconoscerà: <<Non c'è corrente di pensiero socialista che resista alle ideologie nazionalf asciste, almeno quanto la corrente liberale crociana e la cattolica, che danno segni abbastanza importanti di reazione filosofica ». Come su un uomo di simili convinzioni si potessero appuntare il sospetto e le dure accuse degli altri fuoriusciti, quando egli approvò il Concordato, è cosa che può spiegarsi solamente con l'esasperazione legittima che regnava nell'ambiente degli emigrati per le sempre più evidenti solidarietà di certi gruppi vaticani di quel tempo con il regime: e la difesa del Don~ti non poteva essere più intelligente di quella che ne fa il Rossini: per cattolici come F errari e Donati quegli avvenimenti non costituirono mai un caso di coscienza ed assolutamente non influirono sull'impostazione antifascista del loro pensiero. Nel 1930, chiedendosi in uno scritto non destinato alla stampa, il motivo del successo del fascismo giungeva ad una conclusione alla quale, partendo da punti di vista diversi, erano già pervenuti Sturzo e Gobetti: << La democrazia, almeno nel sen~ so che questa parola ha per sua gloria nei paesi anglosassoni, in Italia non è mai esistita che come apparenza politica: il movimento socialista era ormai isolato nell' opinione pubblica e non aveva più, al momento dell'offensiva fascista, nessuna forza nemmeno intrinseca di unità. Il fascismo non ha fatto dunque che spazzar via, con brutalità meno che con coraggio, dei simulacri politici senza contenuto né di idee, né di volontà. L'esperienza ci invita a considerare sotto quest'aspetto interiore e sostanziale le vicende italiane dell'ultin10 ventennio, liberandoci una buona volta da quel vieto principio della critica antifascista ufficiale che consiste nel considerare il fascismo una <<sciagura», un'<<avventurar», un <<atto d,i 'brigainta;ggio », un <<che so io? » inseritosi capricciosamente nella storia d'Italia e destinato bensì a produrvi grandi guai, ma non mai in fin dei conti, a mettervi radice ed a trovarvi comunque· una giustificazione» pag. 430). Ma indubbiamente anche per Donati, come rileva Rossini, si può constatare che una posizione politica chiara e coerente è possibile trovarla solo con l'incrudire della dittatura; anche Donati pervenne alla conclusione della necessaria alleanza popolare-socialista solo di fronte all'incalzare della dittatura. Egli si mantenne sempre fedele alla linea di Sturzo, forse accentuandone i momenti di socialità. Che egli appartenesse alla generazione dei cattolici decisi a sentire lo Stato italiano come una creazione rinnovata dalle fondamenta in conseguenza del loro .. intervento nella vita pubblica e rinnovata nel senso di una maggiore apertura so.. ciale, liberale, autonomista; che Donati appartenesse a questa generazione, la· quale non fu certo mai maggioranza nel partito popolare, ma offrì magnifici esempi di dirittura politica e morale, lo prova il suo elogio dell'esilio: << Individuai- [127] Bibloteca Gino Bianco
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