critica delle scienze sta rispetto alla Filosofia della Natura. Filosoficamente parlando, questo è un dire e un non dire, giacché da un'attenta lettura delle pagine del Marrou non risulta affatto quale metodo egli intende debba essere adoperato nel primo e nel secondo caso. Questa carenza non ci sorprende: il problema, per chi non si sia rassegnato ad accettare le tesi del Croce, è un vero rom-- picapo. Il massimo sforzo che sia stato compiuto per giungere a una differenziazione metodologica dei due gruppi di della storia lasciando da banda, cioè irrelate la filosofia critica della scienza, o ' magari dell'arte e della morale? Ecco perché ci sembra fortemente limitativa l' affermazione del Marrou, secondo cui non può fare il suo ingresso nel tempio della storia chi non è filosofo, in quanto per lui il filosofo è semplicemente colui che ha riflettuto sulla natura della storia e sulla condizione dello storico: occorrerebbe aggiungere, o sottintendere, che la natura della storia s'indentifica con quella del Reale. Ma per il nostro Autore, un scienze è quello de}lo Hz,"storismus e in · intero campo di conoscenze resta al di particolare del Dilthey, che nell'Einlei·- fuori di quella storica. La storia è per tun g e negli scritti posteriori, alcuni dei quali recentemente trodotti in italiano col titolo di Critica della ragione storica (Torino, 1954), pervenne alla conclusione che la diversità degli oggetti di quelle scienze comportava una diversità di metodi, generalizzante nel caso delle N aturwissenschaften, individualizzante in quello delle Geisteswissenschaften. Dilthey scrisse delle cose molto penetranti, anche se assai rapide, sul Vico; ma non gli passò nemmeno per la mente di prendere sul serio l'apparente paradosso del pensatore napoletano secondo cui l'uomo non è in grado di conoscere la Natura. La critica franco-germanica dei primi del secolo attuale allo scientifismo positivistico persuase un altro filosofo napoletano, il Croce, a rendere esplicita la dottrina del suo illustre predecessore e a negare coraggiosamente valore conoscitivo alla metodologia delle scienze fisico-materriatiche. Se questo è un sofisma, potremmo dire tranquillamente al Marrou che ci sentiamo dei sofisti! Si può costruire una filosofia critica lui essenzialmente << la connaissance du passé humain », il che lascia supporre che sia possibile una conoscenza del puro presente, adialettica. Esplicita è poi la negazione dell'unità di storia e filosofia, fatta però in maniera ingenua e precettistica: << je dirai que, pour le pholosophe, l'histoire appara1t à son tour comme une science auxiliaire de la pensée (...) Elle • I apprend au philosophe à élargir son horizon, à prendre conscience de la con1plexité des problèmes et de leurs implications (...) » (p. 260), dove non si vuol certo respingere il buon senso del consiglio, ma lo scarso rigore logico dell'argo• . mentaz1one. . Il libro del Marrou non è ormai una novità libraria: vogliamo perciò trarne spunto per un dibattito d'idee sempre fruttuoso, piuttosto che per una recensione nel senso comune della parola. Accenneremo perciò (dopo averne raccomandata senza esitare la lettura a storici e filosofi per la ricchezza della bibliografia critica e per la singolare vastità dei temi trattati, oltre che per le suggestive esemt [123] Bibloteca Gino Bianco
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