va serie di corrisponder1ze: l'argomento è politico, quello delle istituzioni europee del Lussemburgo, di Strasburgo, di Parigi. E l'atteggiamento è sempre quello, serio e antiqualunquistico, che rifiuta la polemica moralistica e « getta lo scandaglio su altri fondi >>. Quando di fronte al rito con cui si prepara e si gusta l'anatra alla normanna, si è in grado di caH. I. MARRou: De la connaissance historique, Aux éditions du Seuil," Paris, 1957. Una serie di utili e in complesso confortanti riflessioni può suggerire la lettura di questo libro, che ha il pregio innegabile di essere stato scritto da uno storico innamorato del suo mestiere ma nello stesso tempo convinto che la problematica filosofica dev'essere ormai immessa senz' ambagi nella storiografia, sot... to pena, in caso contrario, di rendere quest'ultima priva di un serio fondamento metodologico e dunque sostanzialmente impotente a intendere e risolvere le questioni concrete che le pertengono. Storicamente il volume rappresenta una consapevole e definitiva rottura degli studi storici francesi col positivismo, e, oserei dire, con la stessa tradizione cartesiana~ In tal senso esso si allinea coi lavori del1' Aron (lntroduction à la philosophie de l'histoire. La phi.losophie critique de l'histoire) e del Dar del ( L' histoire, science du concret), rispetto ai quali presenta forse il vantaggio di un maggiore affiatamento con gli studi europei. 1,farrou ha vissuto a lungo a Napoli e, per quanto stranamente gratifichi in un punto il Croce della qualifica di << sofista », ne discute pire << che la Francia è pur setnpre un ~~ paese dove la fantasia si mette al servizio della civiltà, e dove vivere, più che un sacrificio, vuole essere fino al possibile un piacere », allora si è anche in grado di capire che, dietro << aride sigle » che designano istituzioni ancora informi, neonate e magari rachitiche, non c'è soltanto l' << aria fritta ». F. C. spessissimo le dottrine con un appassionamento e una competenza non certo straordinarie in senso assoluto, ma capaci di suscitare in noi lieta sorpresa· se tenian10 presente, ad esempio, proprio i libri dell'Aron e del Dardel. Beninteso, qui per noi, Croce non significa quel che Cartesio rappresenta per molti pensatori francesi: io credo di avere acquistato un po' iJ diritto di parlarne come del punto di confluenza e di crisi delle meditazioni europee intorno alla storia e non certamente come semplice motivo di orgoglio patriottico. La conoscenza dei testi crociani, comunque, può essere a buon diritto esatta da noialtri, che proprio dal Croce abbiamo imparato a non trascurare nessuno dei contributi stranieri allo storicismo e alla stessa filosofia della storia. Ciò premesso per debito di lealtà, non vorremmo alimentare eccessive illusioni nel lettore: Marrou è ben lontano dal1' essere in grado di elaborare una metodologia della storia in senso rigoroso, cioè come filosofia dello spirito: sull'esempio dell'Aron e, più recentemente, del Walsh, egli intende elaborare una << filosofia critica della storia », che, rispetto alla vecchia Filosofia della Storia dovrebbe stare nello stesso rapporto in cui la filosoiia Bibloteca Gino Bianco [122]
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