G1ovAN BATTISTA ANGIOLETTI: L'anatra alla normanna, Fabbri: 1957. Chi volesse un esen1.pio di una letteratura da << inviato speciale » diametralmente opposta a quella di cui abbiamo parlato più sopra, e che abbiamo' collocato ;otto l'etichetta del qualunquismo di sinistra non dovrebbe cercare nei cataloghi di Longanesi; non dovrebbe rifarsi alle grandi firme del qualunquismo di destra, ai Fabre Luce del tempo di Vichy, ai Montanelli di << prima dell'lJngheria », ai Baldacci di << prima e dopo Il Giorno>>, ai Von Salomon dei << questionari >>L. 'esempio va cercato in una letteratura da << inviato speciale>> veramente im,mune da ogni virus di qualunquismo, di destra e di sinistra: Piovene, se l'esempio vogliamo cercarlo fra le fila degli scrittori italiani; e an~he l'Angioletti dell'Anatra alla normanna, come già quello delle corrispondenze europee per la R.i\.l. Nell'Anatra alla normanna Angioletti ha raccolto buona parte delle sue corrispondenze alla Stampa (che per nostra fortuna continuano e ci hanno dato recentemente brani magnifici sull'Olanda e sulla Danimarca, sul paesaggio di Till Enlenspiegel e su quello di Andersen); corrispondenze sul paesaggio letterario della Francia, sui luoghi di Montaigne, Montesquieu, Flaubert; incontri con i principali esponenti della contemporanea république des lèttres, da paragonarsi con quegli altri applauditi << incontri » che hanno rappresentato capitoli degradanti della letteratura qualunquistica; colpi d'occhio sulla vita di Parigi e della pro-- vincia, sul vecchio e sul nuovo di un~ Francia molto amata, cuore antico e grande di un'Europa molto civile. L'Europa della civiltà liberale, che ebbe sul Lemano cui l'Autore dedica un bellissimo << intermezzo >>una sua culla; e che visse la sua grande stagio~e proprio in quella Francia della quale si è detto che qui si traccia << una sorta di ritratto nostalgico ». Ma è poi veramente sfiorita la grande stagione dell'Europa liberale? Sarebbe facile accingersi a dimostrarlo e chiamare in causa perciò Indocine e Algerie, crisi dell'economia e crisi dei governi, decadenze delle lettere e delle arti, fragilità delle istituzioni. E quanti a questa dimostrazione, più o meno qualunquisticamen- . te, ci si sono già accinti? Tuttavia sono dimostrazioni che lasciano largamente e sempre inappagata l'esigenza di un effettivo bilancio delle idee e dei sentimenti, delle forze e dei fatti, della realtà e delle sue modificazioni. Poichè dopotutto in un bilancio siffatto deve rientrare anche una certa dose di nostalgia; e naturalmente non si tratta soltanto di descrivere una crisi sottolineando tutto il negatit,o; ma si tratta anche di saper vedere su quale humus alligna la crisi e quali elementi positivi· si inseriscono in essa o ad essa resistono, avendo 1nagar~ la loro profonda radice proprio in quel passato cui l' osservatore accorto sa guardare appuntto con nostalgi'a: con quell'amore cioè che pure è un formidabile strumento della conoscenza. Qui vale quello che di Angioletti h3. scritto sulla Stampa Carlo Bo: << Egli sa benissimo come dovrebbero andare le cose, come dovrebbero regolarsi gli uomini, ma di fronte agli errori, alle colpe stesse rifiuta la polemica. e il moralismo e getta lo scandaglio su altri fondi, portato da una nuova speranza». Ora Angioletti sta scrivendo una nuo- [121] Bibloteca Gino Bianco
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