mania) si dimostrarono eccessive. Le richieste raggiunsero nel mar-zo I956 le 18.000, in giugno (praticamente ultimo tempo utile per l'annata, particola 1 ·- mente per i lavoratori agricoli) le 33.000 unità. Gli arrivi furono, a tutto maggio 1956, 7.000, a fine d'anno 10.100 unità, di cui il 75% concernenti la agricoltura, mentre le richieste per industria e agricoltura erano presso a poco alla pari. Diverse le cause della insufficienza di partenze di fronte al già così limitato numero di domande. Nell'industria vennero richiesti in maggioranza operai specializzati, di cui è anche in Italia grande scarsità (al punto che il governo federale istruisce in Germania giovani apprendisti italiani, al presente un centinaio, per alleviare le nostre deficienze). 111 certi settori vi è un mercato internazionale, o almeno europeo, della manodopera, con paghe assai elevate: un operaio specializzato guadagna in Germania circa 500-600 marchi (75.000-90.000 lire); nell'industria estrattiva, particolarmente ben remunerata, si giunge e 700 (105.000 lire). Ciò non è di più di quel che offrono Milano e Torino;' e specialmente, come notarono con sorpresa e dispiacere i tedeschi, non di più di quello che offrono in Francia, Belgio e Svizzera per gli specialisti italiani. La Germania non è un paese di paghe molto alte, ciò che contribuisce a porla in posizione vantaggiosa sui mercati internazionali; sono i suoi prezzi anch'essi non alti, e in particolare un'energia lavorativa straordinaria (si parla di operai che due volte alla settimana fanno due turni completi di otto ore, invece di uno), a permettere all'operaio tedesco un elevato tenor di vita. Nell'agricoltura la situazione è ancor più delicata, anche per 13 fase involutiva delle campagne tedesche di fronte al fiorire degli altri settori economici: un bracciante agricolo prende 90 marchi (13.500 lire) al mese, e spesso meno, oltre a vitto e alloggio. Per questa somma, diceva t1!1 funzionario del nostro Ministero degli Esteri, conviene vivere, in Italia e in famiglia, del sussidio di disoccupazione, piuttosto che lavorare all'estero, mantenendo la famiglia separatamente. Certo i due milioni di disoccupati còstano all'economia italiana parecchi miliardi a fondo perduto; i lavoratori agricoli intanto emigrano in quanto possono realizzare llna condizione salariale maggiore. Alcuni partirono soltanto con la speranza di passare da tale ìavoro (già svantaggioso perchè stagionale) a impiegl1i fissi e più redditizi. Di fronte a queste difficoltà le autorità si decisero ad aumentare i salari mini1ni. Il sindacato tedesco dei lavoratori agricoli, temendo aumenti per i soli stranieri, chiese agli I tali ani di essere solidali, cioè di andarsene; n1:i f11ro110 essi infine che vinsero una battaglia per i colleghi tedeschi: quest'anno tutti i lavoratori agricoli avranno garantito (inclusi straordinari assicurati) 11n totale di 120 marchi (18.000 lire) mensili. Altri fattori negativi sono la novità del ricorso all'immigrazione (per gli imprenditori tedeschi), le lungaggini e l'inelasticità delle due amministrazioni, · Bibloteca Gino Bianco [62]
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