solito su eventuali ricordi spiacevoli del passato politico, o su pregiudi:1:i xenofobi. Oltre a ciò si stima e comprende la volontà di lavoro degli immigranti, e anche i sindacati tedeschi hanno finito con l'accettare questa concorrenza non pericolosa (ne~l'attuale congiuntura dell'economia tedescaì. creando 11nufficio apposito presso la Federazione Tedesca dei Sindacati ~DGB) a Dilsseldorf, con un apposito funzionario sindacale italiano e bollettini i1~ italiano per gli immigranti. Non è infine neanche che il Governo Federale opponga difficolta a.d una politica d'immigrazione che risulta gradita ai datori di lavoro ed accettata daj sindacati. Al contrario, dobbiamo registrare per averlo udito dalla bocca di un funzionario italiano competente cl1e furono proprio i delegati tedeschi cl1(~, quando nella commissione mista italo-tedesca i rappresentanti italiani, per un ingiustificato bisogno di dignità, vollero rimandare o addirittura lasciare cadere la complessa questione dell'emigrazione, insistettero, sostenendo di aver ordini tassativi da alto luogo perchè qualcl1e progresso concreto venisse raggiunto in proposito. Va ripetuta qui (v. il mio cc Il Sud e gli investimenti tedeschi », Nord e SudJ settembre 1956) la lode della buona volontà dimostrata dal Ministro Erhard per aiutarci in questo e in altri campi, destando purtroppo, con imprudenti e generose promesse, speranze sproporzionate. Qual è dunque la situazione, e perchè essa non si presenta migliore quando così favorevoli sembrano le premesse? Risiedono in Germania circa 7.0007 .500 lavora tori italiani co11 con tratti di lavoro individuali; molti di loro sono venuti nel paese fin da prima della guerra, in gran parte occupati in rami cc classici » della nostra emigrazione: edili, camerieri, gelatai. Non è il caso di parlare dell'altrettanto classica quanto deplorevole categoria dei « m.1gliai » che, in numero di centinaia, forse migliaia, infestano la Germania, vendendo merce scadente a prezzi esosi, protetti dalla camorra di alcuni grossisti italiani e tedeschi, e che non recano certo un apporto positivo alle rela1ioni tra Italia e Germania. Oltre a questa ben ridotta emigrazione individuale esiste dal dicembre 1955 un accordo italo-tedesco per regolare ìa nostra emigrazione attraverso gli uffici di collocamento nei due paesi. Le autorità tedesche raccolgono lè richieste di manodopera dell'industria e dell'agricoltura, e le inoltrano presso i centri di Milano e Verona, da dove vengono smistate in tutta Italia perchè ì locali uffici di collocamento inviino offerte di lavoro eq.uivalenti. Dopo ·una visita medica (ed un controllo politico) i lavoratori italiani giungono in Germania a spese del datore di lavoro con un contratto ten1poraneo (rinnovabile) pari a quello di un corrispondente lavoratore tedesco. Le prime cifre di 100.000 lavoratori lanciate dal Ministro Erl1ard (desideroso anche di ridu-rre le tendenze inflazionistiche provocate dalla scarsità di manodopera in Ger- [61] BiblotecaGino Bianco
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