5avano sessant'anni fa i nostri « classici ». È cambiata la situazione certamente, con un Nord fortemente industrializzato e che regge in molti settori con bravura alla concorrenza internazionale; ma resta il nostro Sud, che deve necessariamente mettersi al passo, sia nel campo industriale, ancora vergine per esso, che in quello agricolo, in promettente fase di sviluppo, anche se non scevro di difetti. Noi abbiamo voluto accennare soltanto al settore ortofrutticolo, che presenta le migliori caratteristiche per poter sfondare e approfittare del nuovo assetto economico europeo, senza preoccuparsi troppo della concorrenza stra· niera, data ancl1e la felice situazione naturale che in tal campo godono le nostre regioni rispetto al mercato europeo. Ma non si dimentichi che n,el settore ortofrutticolo molto c'è da fare sul mercato interno, per aumentare i consumi nazionali, per porre riparo all'assurda reaìtà della distribuzione, per avvicinare i prezzi al minuto e quelli all'ingrosso. E ancora non si è fatto niente. ANTONIO N ITTO Emigranti in Germania I lettori più antichi e fedeli di questa rivista si saranno assuefatti a trovarvi ogni anno un rapporto sugli sviluppi dell'emigrazione italiana in Germania (Gino Marin: Emigranti in Germania, giugno 1955; 11ario Penta: Emigranti in Germania, 1naggio 1956). Purtroppo, malgrado le ottimistiche previsioni che sempre dì nuovo udiamo risuonare, malgrado le buone e cordiali relazioni tra i due Stati, malgrado la vicinanza geografica, malgrado diverse circostanze particolarmente favorevoli, la piena occupazione in Germania e la disoccupazione in Italia, la situazione è tuttora in fase che si p11ò ben definire embrionale; e le considerevoli prospettive di sviluppo sono perseguite assai pigramente e disordinatamente. Non è che in Germania vi sia sovrabbondanza di manodopera. Dal 1955 si è prodotto, per l'espansione dell'economia, un « mercato del consumatore ,; anche nel settore della manodopera. Assorbite le imponenti riserve formale dai profughi dai territori dell'Est (di cui ne arrivano ancor oggi, ma solo per poche decine di migliaia all'anno, aspramente contesi dagli imprenditori), 1a scarsità di forze lavorative rende addirittura. desiderabile a molti responsabi~i un rapido inizio dell'automazione, che in alcune imprese (impianto di montaggio Volkswagen a Hannover, e altrove) è già stata introdotta più o me110 largamente. Le cifre ufficiali indicano infatti che nel mese di aprile il nì.1mero di disoccupati è calcolato a 588.000 (di cui 313.000 uomini): 46.000 cli meno che nell'aprile del 1956, e non più del 2,5 % della popolazione attiva (1,1 % della popolazione totale).· [59] BiblotecaGino Bianco
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==