rhe frequentemente neali ultimi tempi, veniva assumendo il quadripartito J Ò I nei confronti dei voti monarchici della fazione di Lauro. E non è esatto che - essendo la <<vera»destra rappresentata oggi in Italia dal PLI - il voto contrario dei liberali sarebbe, per qualsiasi governo, più colorante di quello favorevole dei fascisti neri e azzurri. Tesi che fa il paio con l'altra per cui un programma di governo - in quanto più inclinato verso Pastore che verso Malagodi in merito alla « giusta causa», e magari pii't inclinato verso Oliviero Zuccarini che verso Panfilo Gentile in merito alle regioni - potrebbe segnare un tale passo avanti della democrazia italiana da valere l'approvazione coi voti <<infetti» della mezz' ala, se non dell'ala fascista. Qitesti voti non possono essere scoloriti dall'atteggiamento del PLI, nè sono correggibili da questo o quel programma. Nessuna apertura sociale (anche se più sostanziata di quella che sarebbe stata qucilificata dalla << giusta causa » e dalle regioni) potrà mai correggere un'apertura politica verso l'estrema destra. Una pro,spettiva di questo genere comprometterebbe alle radici il faticoso sviluppo che la democrazia italiana - bene o male - ha raggiunto· in questi dieci anni; e non potrebbe essere giustificata che da un irresponsabile affidamento al << tanto peggio, tanto meglio» (che potrebbe essere caro al PCI), o da propositi di copertura delle manovre intese al raggiungimento di maggioranze assolute integralistiche (i quali potrebbero· covare in seno alla DC). Oltre di che, ogtii apertura a destra è, in modo particolare, una chiusura verso il Mezzogiorno e la politica di sviluppo del Mezzogiorno·; e dal Mezzogiorno, più o meno visibilmente, sarebbe pagata. Essa significherebbe, infatti, una distribuzione di favori clientelari contro una distribuzione di voti parlamentari, itna concessione di sottogoverno, o una collaborazione ufficiale in qualche ente locale, contro un voto di fiducia, un'astensione, uno <<squagliamento»; e cioè a dire, nuove occasioni di prosperare, o anche soltanto di resistere, offerte alle vecchie, corrotte e logore dirigenze reazionarie del Sud. D'altra parte, c'è, come abbiamo detto, la realtà della progressiva decomposizione del quadripartito, alla quei/e le dimissioni dell'assessore repttbblicano del Comune di Roma, prima, e il fallimento del tentativo dell' 011. Fanfani, poi, sembrano aver apposto gli ultinii sigilli. Non è cosa che possa rallegrare l'animo una siffatta decomposizione della maggioranza che ha governato l'ltcdia nel primo e più fortunoso decennio della sua recuperata libertà; soprattutto se - come è accaduto - essa si sia verificata alla vigilia [4] BiblotecaGino Bianco
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