Nord e Sud - anno IV - n. 32 - luglio 1957

come oggi, il Mercato Comune non produrrà sul problema meriolionale effetti risolutivi. Diversa era la situaz10ne al tempo di De Viti De Marco, quando la libertà degli scambi avrebbe evitato la formazione di due diverse Italic: oggi le strutture industriali del Nord si sono definitivamente consolidate, insieme all'ammodernamento e agli incrementi produttivi della stessa agricoltura settentrionale. Ne deriva, a suo giudizio, che il Mercato Comune non potrà incidere profondamente sull'economia meridionale. Limitiamo tuttavia la nostra analisi al solo settore ortofrutticolo, che è: oltre che voce assai importante nella nostra economia_ (rappresentando il 20 per cento del valore della intera produzione agricola nazionale), anche il settore più importante di quella meridionale. Infatti la produzione ortofrutticola è di circa 120 milioni di quintali, con un valore di 550 miliardi, di cui circa 300 spettanti alla produzione meridionale. L'esportazione di tali prodotti è passata dagli 11 milioni di quintali del 1952 ai 12,5 del 1953, per arrivare a I7 e più nel 1956. Possono tali esportazioni aumentare nel prossimo futuro nell'ambito del Mercato Comune, oppure hanno già raggiunto il limite massimo? Nel caso negativo, una grave crisi potrebbe colpire il settore della produzione ortofrutticola, in continuo aumento, previsto questo anche dallo schema Vanoni, e con un mercato di consumo interno di lenta espansione intralciato da assurdi diaframmi nella distribuzione. Molti ostacoli dovranno essere però eliminati affinchè una espansione delle esportazioni europee possa verificarsi. Ostacoli vari, che vanno dai cosiddetti calendari (adottati, ad esempio, dalla Svizzera, che limitano le importazioni ad un determinato periodo di te1:11po)ai sussidi all'esportazione (come quelli elargiti dalla Francia, quando accorda un premio di venti lire per chilogrammo d~ uva esportata e il rimborso delle spese di trasporto). Per non parlare degli Stati Uniti, che accordano sussidi per l'esportazione di arance e mandorle, della Spagna, con i cambi differenziali, della Grecia, con -i premi di esportazione sulla frutta e gli ortaggi. Ora, nell'ambito del Mercato Comune, è necessario che ci battiamo per ottenere che ogni protezionismo venga a cessare, allargando poi la nostra azione nel Mercato ancora più grande dell'OECE. Nel Mercato Comurie questa cessazione del protezionismo si potrà avere forse più facilmente; ed allora il problema da noi posto, di una automatica e necessaria espansione dell'esportazione dei prodotti ortofrutticoli, potrà ricevere soluzione positiva. Tuttavia, si dice da parte di alcuni che più di tanto non possiamo espanderci, essendo i mercati esteri già relativamente saturi. La Germania, ad esempio, già assorbe più del 50 per cento della nostra produzione esportata, ma questo non dice assolutamente che essa non possa assorbire altre quote; e lo stesso potrebbero gli altri paesi associati. Dobbiamo perciò tendere ad espan- [57] Bibliotec inobianco

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