Nord e Sud - anno IV - n. 32 - luglio 1957

di salvaguardia invece l'ostacolano apertamente nell'agricoltura. Clausole àettate dalla preoccupazione di salvare davvero capra e cavoli; e non soltanto metaforicamente; anche perchè l'agricoltura, e in ispecie quella dei singolj stati europei, non ha raggiunto ancora quello stadio moderno che la renda idonea a sopportare qualsiasi concorrenza, come l'industria. A questo bisogna aggiungere che non vi è perfetta complementarietà di tale campo tra i sei paesi associati; e che infine il protezionismo è più forte in agricoltura, che negli altri settori. Vero è che il Trattato istitutivo è stato al riguardo abbastanza chiaro, nel senso dì fissare, come fa dagli articoli 38 al 47, le principali regole da osservare; ma, come si sa, i « distinguo» diventano molte volte sofismi, e la precisione troppo marcata significa, in definitiva, polverizzaz~one della logica. Infatti, solo dopo il periodo iniziale di 12 o 15 anni, si potrà avere una comune organizzazione di mercato, sotto forma di accordo fra i sei paesi per eliminare le misure anticoncorrenziali, o a mezzo di un coordinamento obbli~ gatorio; oppure in una vera e propria organizzazione europea, ciascuna ecomia ~gricola si può difendere dai negativi effetti della· riduzione dei dazi con le misure cautelative di cui accennavamo; e cioè attraverso i sistemi dei prezzi minimi o dei contratti multilaterali. In sostanza, come scrive Giuseppe Ugo Papi (Mondo Economico - N. XII del 6 Aprile 1957), questi due metodi di alleviamento degli ostacoli, scaturiti in sede OECE, dopo lunghi anni di studio e di esperienze, sono stati resi nel trattato del Mercato Comune più restrittivi delle originarie proposte. Il che, almeno all'inizio del periodo di transizione, rende più lento il processo di intensificazione degli scambi. Inoltre, la concorrenza dei Territori d'Oltremare renderà ancora più guardinghi gli altri paesi, con maggiori possibilità di applicazione delle calusole suddette. In ogni caso, concludeva il Papi, con un giudizio che non possiamo non sottoscrivere, anche nel settore agricolo il bilancio dei danni e dei vantaggi è quello che si ha in un'organizzazione così grande e anche complessa, come quella per integrare sei aree economiche; ma indubbiamente si avranno danni temporanei contro vantaggi sicuramente duraturi. Ora è da domandarsi, dopo aver accennato all'agricoltura in generale, se quella meridionale potrà avvantaggiarsi dal Mercato Comune. Teoricamente vorremmo rispondere subito di sì, non foss'altro per dar ragione ai classici del meridionalismo, che giustamente opinarono essere nel protezionismo dogc1nale uno dei mali peggiori del l\!Iezzogiorno, sia perchè esso limitò l'espansione dei suoi prodotti agricoli, sia perchè lo costrinse ad acquistare prodotti industriali esteri e nazionali/ a prezzi alti, con effetti negativi sul tenore di vita delle sue genti. Guido Macera (24 ORE del 20.4.1957) a tal riguardo osserva che, ogg• [56] Bibliotecaqinobianco

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