Nord e Sud - anno IV - n. 32 - luglio 1957

produttive si modificano anche in Italia e c'è da preoccuparsi perché evolvano rapidamente, se si vuole che abbia un senso concreto la politica europeistica, e che l'Italia non vi si inserisca come la classica area meridio·nale, cioé sottosviluppata, di una grande regione economica; com'è del Mezzogiorno rispetto all'Italia attuale. Ma i Ministri della P.I. non si pongono questi problemi. Non se li pongono i governi, che, pure, si proclamano fedeli allo schema di sviluppo decennale indicato da Vanoni, senza minimamente sospettare che la scuola giuoca un ruolo decisivo di attrito o di incentivo nel quadro di espansio11e economica, ipotizzato per il prossimo decennio. In Francia, per fare il caso di un paese con struttura scolastica più omogenea alla nostra, il problema dei tecnici è all'ordine del giorno. Sotto il governo Mollet il Parlamento ne fece oggetto di un grande dibattito. Si è calcolato il fabbisogno di tecnici relativo alle varie scadenze pluriennali: e la politica della scuola è tesa ad un grande sforzo di emergenza, perchè lo scarto tra disponibilità di tecnici e fabbisogno si riduca al minimo possibile. Intanto il progetto di riforma scolastica di Billères prolunga la scuola dell'obbligo fino a 16 anni (mentre è fortemente sentita l'esigenza di portarla addirittura a 18), e modifica la struttura della scuola secondaria, introducendovi un bienno iniziale unico. In Italia è già una grande impresa se si modifica il sistema di esami (e q11i non si vuole entrare nel merito della proposta che ha, innanzitutto, il generale difetto di innovare ìl vertice lasciando invariata la base). Ma al di là di questa innovazione, di ben limitata incidenza, la politica scolastica più recente è riconducibile a due progetti: quello dell' on. Rossi per la scuola privata; l'altro dall'on. Fanfani per le borse di studio. Questo ultimo è stato ampiamente analizzato su questa stessa rivista. E si è dimostrato come attraverso di esso l'on. Fanfani si proponga due obbiettivi: l'uno schiettamente demagogico, l'altro del finanziamento indiretto della scuola privata. E poichè il progetto esposto dall'ex Ministro socialdemocratico è specificatamente volto a questo scopo, si può ben dire che in Italia, se una preoccupazione esiste per la scuola, è in funzione di interessi dì parte e degli obbiettivi sempre più audaci di una politica confessionale. Dal congresso di Rimini è scaturita una chiara presa di posizione unitaria, da parte degli studenti sia laici che cattolici, contro questa politica; una lunga mozione critica il progetto dell'on. Fanfani; un'altra il finanziamento della scuola privata. Ma molto più delle mozioni contano le convinzioni e le volontà politiche. Riconoscere da parte dei cattolici impegnati nel movimento studentesco l'assoluta priorità della scuola di Stato costituisce una testimonianza di laicismo e di fiducia nelle isituzioni libere e democratiche del!o Stato, il quale oggi non riesce a soddisfare quel diritto all'istruzione gratuita che la Costituzione garantisce - evidentement,e nella scuola pubblica e non BiblotecaGino Bianco f54]

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