Nord e Sud - anno IV - n. 32 - luglio 1957

« anticlericalismo », invece, si vuole intendere la lotta politica contro il confessionalismo invadente che sfigura uno stato civile e democratico, contro l'abuso di potere dei clericali, se cioè l' « anticlericalismo » è la difesa dello stato laico e democratico, allora l'U.G.I. non l'ha abbandonato. Perchè si tratterebbe di un « anticlericalismo » fecondo che è giovato molto anche all'Intesa, la quale sul terreno delle battaglie politiche per la riforma della scuola - a fianco dell'U.G.I. - è scesa dopo non poche titubanze e vocazioni sbagliate. Ma al di là delle definizioni che si riducono a puro esercizio verbale, guardando retrospettivamente ai due schieramenti del movimento studentesco siamo ben lontani dal semplicistico inquadramento, che per la tranquillità delle loro coscienze, i cattolici più conformisti vorrebbero storicizzare: da una parte i non-cattolici che per comodità di polemica diventano « anticlericali », dall'altra i cattolici impegnati (unitariamente impegnati) per far fronte agli « anticlericali » che non davano loro diritto di cittadinanza, cl1e ne respingevano la presenza. È un'imposizione che grava pesantemente sull'attitudine politica di tutto il mondo cattolico italiano, che ne ha fatto e ne fa grande abuso, con un danno che si rivela sempre più ingente. La divisione in laici e cattolici è un'operazione fatta in Italia dalle gerarchie più reazionarie della Chiesa, andata a profitto di un regime politico-confessionale, e a danno della vera e propria attività religiosa. La responsabilità di questa scissione non può non gravare sulla coscienza dei laici e dei cattolici nella misura in cui l'hanno accettata. Questi ultimi si sono lasciati vincere dalla tentazione dell'irreggimentamento, che ha dato loro una grande forza materiale immediata, ma che Ii ha anche indeboliti enormemente nella capacità d'incidenza religiosa e morale. Col tempo quella scelta mostra di diventare sempre più pesante. La divisione si aggrava. Il mondo cattolico politicamente impegnato subisce un'irresistibile spinta dall'interno verso l'integralismo. L'attuale momento politico dimostra come la nuova classe dirigente cattolica abbia perduto la capacità di valersi al governo del Paese della collaborazione con quelle forze laiche, la cui compagnia era parsa a De Gasperi un'irrinunciabile garanzia contro i pericoli dell'isolarnento ed il rischio della degenerazione clericale. E non è solo la non collaborazione ad attestare questa i11voluzione, ma anche la disinvoltura politica e morale con la quale gli attuali dirigenti della D.C. rinunciano a qualsiasi discorso con chi è fuori dalla grazia del loro partito: e si tratta della parte preponderante del Paese. Si spiega anche così l'assoluta indifferenza colla quale si accettano collaborazioni in sede am1ninistrativa, e magari parlamentare, che solo qualche anno fa, al tempo delle operazioni tipo Castellammare, erano apparse repellenti alla grande maggiora11:za dei cattolici politicamente militanti. I cattolici italiani pagano lo scotto per aver confuso impegno politico ed impegno di partito. [51] BiblotecaGino Bianco

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