Di qui un grave da11no generale, perchè si sono perdute occasioni preziose e perchè forse si è vieppiù rallentato per l'avvenire il ritmo degli sviluppi dei partiti e dei mutamenti dello schieramento. Ma quel che è accaduto è accaduto; ed è inutile stare oggi a distribuire le responsabilità, a recrin1inare sugli errori: si allargherebbero ulteriormente proprio quelle fratture tra le forze del centro-sinistra laico che vanno invece colmate al più pre· sto possibile. Ma quello che è accaduto è accaduto: mentre qualcosa si muoveva rie] PSI, mentre la politica centrista stava per realizzare uno dei suoi maggiori successi, quello di allargare ulteriormente il suo spazio a sinistra, di isolare ulteriormente i comunisti, il quadripartito, che era stato una delle incarnazioni della politica centrista, agonizzava. Agonizzava per uno spostamento a destra del PLI, per una certa involuzione della DC. La socialdemocrazia, impaziente di una alleanza che diventava troppo pesante, richiamata dalJa prospettiva della unificazione socialista, aggirata a sinistra, doveva di necessità ritirarsi da una esperienza che pareva ormai tutta scontata. I tempi dell'unificazione, tuttavia, non erano maturi: la sinistra del PSI - singolare miscuglio di fìlocomunismo malsimulato e di massimalismo irresponsabile, di ideologismo traballante e di spregiudicata tecnica organizzativa - teneva ancora prigionieri quelli tra i socialisti del PSI che avevano compreso l'irreversibilità di un movimento alla fine del quale non v'era altra alternativa pel socialismo italiano che l'indipe11denza assoluta o l'assolut:1 servitù. Nel momento in cui l'on. Saragat denunciava l'accordo governativo, l'on. Nenni, minoritario nel PSI, era costretto a curiose alleanze col massimilista Basso per sfuggire al ricatto dei cosiddetti morandiani. Era la situadi Venezia (Basso che si accordava con i morandiani) alla rovescia: plus cela change ... Sen1bra, dunque, che, come si è indicato più sopra, i problemi e le soluzioni restano quelli che si erano individuati e precisati nel travaglio del trascorso decennio. La sola coerente e rigorosa politica di progresso che si dia oggi nel nostro paese è perciò la politica centrista. Lo stesso Partito Socialista Italiano quando vuole uscire dal consueto ed inutile bavardage sull'unità della classe operaia e sulla mistica di una rivoluzione che non è disposto a fare, quando vuole uscire dalla verbosità inconcludente dei suoi giovani leninisti (come ha tentato di fare l'on. Nenni a Venezia); lo stesso PSI, dicevamo, quando vuole andare al concreto non può non accettare come programma operativo quello di un liberalismo moderno e sp1·egiudicato, di un liberalismo radicale, quale quello che si è venuto maturando negli anni della politica centrista. Il quadripartito è precipitato in crisi non perchè rappresentava questo indirizzo, ma percl1è non lo rappresentava più, nè in politica economica [45] BiblotecaGino Bianco
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