mente come questa ,alienazione abbia il suo primo presupposto nella pole.. mica romantico-reazionaria contro il philosophe di tipo illuminista. Il phi .. losophe illuminista è la più trionfante incarnazione di quella funzione del pubblicista attraverso la quale in tutti i tempi - e b,asti ricordare, dice l'Antoni, quel <<tipico>>intellettuale che è il Dante del De Monarchia - l'impeg110politico dell'intellettuale ha trovato la sua più positiva attuazione. Respingere il filosofo nei chiostri accademici è stato infatti il primo passo verso quella concezione di un cultura media che portava in sè un elemento intrinsecamente negativo, un germe originario di « alienazione»; poichè la cultura può essere popolare, ossia elementare, ma non mai essere qt1el fatto <<relativo>>e compromissorio che è presupposto dal concetto di <<medio>>.La sostituzione della figura del pubblicista di tipo illuministico - nella quale ancora rie11trerà Giuseppe Mazzini - con quella del tecnico dell'industria giornalistica richiederà circa un secolo per essere perfezionata; ma è già denunziata, nella Parigi di Luigi Filippo, da Enrico Heine, che è invece il primo giornalista moderno. E qui conviene anche sottolineare che, di tutte le culture europee, quella che più rigorosamente ha resistito al1' <<alienazione>>,che era potenziale del concetto di una cultura media, che allo scienziato umanistico e philosophe illuministico sostituiva lo scienziato «puro» di tipo accademico, al pubblicista il tecnico giornalistico, e l'artista respingeva nelle torri d'avorio o nello sterile rivoluzionarismo, quella che ha più resistito è stata proprio la cultura ital~ana. Una cultura la cui tradizione moderna più autentica è rappresentata da uomini di scienza che tutti, dal De Sa11ctis,al Croce, all'Omodeo, seppero assumere nella lotta politica la funzione agitatrice o mediatrice del pubblicista. La parola intellettuale (è poi questo il fondo del discorso) non si applica mai all'uomo di scienz,a e di lettere visto nella sua attività teoretica; bensì, più ancora che all'uomo di scienze e di lettere - la cui individualità creativa sfugge alla considerazione di ordine immediatamente sociale e politico - all'uomo di cultura in genere, nel suo r,apporto con la società. E il mediatore per eccellenza fra cultura e politica non può essere che il pubblicista, la cui funzione, anche se egli si trova ad essere uno scrittore come Voltaire, è essenzialmente pratica; di moralista, di educ1 atore, e di agitatore politico in nome delle idee che, se non sono verità da lui scoperte, egli l1a comu11que conquistate e in certo modo interpreta in maniera originale; non in nome di schemi ideologici che egli applicherebbe meccanicamente [26] BiblotecaGino Bianco
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