tuale; ma crediamo non sia ines.atto dire che gli intellettuali veramente tipici potrebbero tutti essere i11clusi in un aggiornato sindacato dei giornalisti e pubblicisti, oltre che in quello degli insegnanti, e di qualc~e altra categoria affine: e ci pare superfluo esemplificare ricord,ando come oggi si pratichino il giornalismo e l'insegnamento anche attraverso la fotografia, il disco, ecc., mentre i11vecemolto lavoro di ricerca e di laboratorio forse non è più scientifico, ma solt.anto tecnico, e così via. Una distinzione che resta invece fondamentale è quella fra giornalista e pubblicista. Per uno di q~ueiparadossi cl1e del resto sono all'ordine del giorno nella storia dei termini e delle parole, il pubblicista è oggi considerato ufficialmente come un giornalista ,di grado inferiore, avventizio. Mentre uno dei remi fondamentali della grande polemica del <<linguaggio>>, polemica che oseremmo dire cardinale per il rappo,rto odierno fra cultura e politica, è stata appunto la rivendic,azione della qualità altamente mediatrice, fra cultur,a e politica, del pubblicista, in confronto con q_uella tecnica e strumentale, nel senso più negativo, del giornalista: produttore di slogaris che hanno via via distrutto, col vero linguaggio, ogni reale circolazione delle idee e ogni vera possibilità di comuriicazione su di un piano umano. Oggi si può dire che la parola giornalista sia in ogni modo1 un po' in decadenza, sia per ragioni contingenti, di moda - il lustro del « corrispondente speciale» è cos.a che appartiene decisamente ai principii del secolo! - sia per quella seria e sostanziale che, come già si è accennato, consiste nella aspirazione alla rinascita di una pubblicistica degna di questo nome. Espressione cioè di quella che è la vera problematica etico-politica del nostro tempo; e tale da avere la forza di mettere in circolazione le idee rompendo i compartimenti-stag110 creati nel rapporto fra cultura e politica dalle infinite chiusure ideologiche e ambientali, dalla attuale conformazione degli apparati di partito come dalle chiusure vigenti nel mondo accademico, portate ora alla estrema espressione, e così via. Il processo - come si usa dire nella terminologia sociologica ora in voga - di <<alienazione» dell'intellettuale moderno ha d'altronde origine proprio dalla decadenza della figura del pubblicista. Uno dei motivi più importanti sollevati nel dibattito sugli <<intellettuali» che labbiamo ricordato all'inizio è stato quello messo in luce da Carlo Antoni, nel suo bellissimo intervento, che Criterio ha ripubblicato nel suo numero di maggio (C. Antoni, Del concetto di intellettuale, pag. 406). Antoni indica infatti chiara- [25] BiblotecaGino Bianco I
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