Nord e Sud - anno IV - n. 32 - luglio 1957

rebbero nemmeno la pena di essere ricordate se esse non fossero l'esempio delle deformazioni a cui ha parlato - ed è questo il punto fond,amentale - quello che da parte della cultura laica, come acutamente notava di recente Silone nella sua << Agend.a » (<< Apparati di partito e demo•crazia >>, Tempo Preserite, maggio 1957), è in genere un atteggiamento assai irrazionale nei confronti della efficienza e della modernità. La efficienza e la modernità sono infatti per noi divenuti una specie di fato che noi subiamo, ora affascinati, ora depressi, mentre 110n dovrebbero essere considerate altrimenti che come le condizioni pratiche, sottoposte a continua critica, controllo e aggior11amento, in cui si svolge la nostra 1 azione per difendere e rinnovare una società libera e democratica; a partire da quell'aspetto fondamentale di essa che è la vita della cultura. I Deprecare la strumentalizzazione della cultura (il tanto macchinoso discorso sugli intellettuali finisce poi col ridursi in questi termini elementari) significa da un lato ,accettare un grossolano equivoco positivistico, poichè la -cultura non è strumentalizzabile; e tali sono soltanto i mezzi di educazione, informazione, intrattenimento e propaganda, mentre irrid11cibilmente libera è la vita dell'arte e del pensiero. Dall'altro lato significa rifiutarsi, ricadendo in una sorta di vizio snobistico, di prendere atto di una evoluzione che, se non può ancora, allo statu quo, dirsi un progresso, può assumere una tendenza progressiva, se noi, invece di abbandonarci alle deprec.azioni, tentassimo di influire su di essa in maniera positivamente critica. Gli intellettuali strumentalizzati, i cosiddetti tecnici, non sono dei chierici traditori, ma dei professionisti appunto moderni; essi costituiscono oggi un personale reclutato alla meglio (e quindi tutt'altro che selezionato) in parte fra i mestieranti improvvisatisi col sorgere delle industrie del cinema, televisione, ecc. (per non parlare dell'estensione assunta da quella giornalistica), in parte fra i dilettanti -che erano venuti rapidamente ad ingrossare le file dei recinti ipoteticamente esclusivi delle torri d'avorio dell'avanguardia. Questo personale non sostituisce certo molto decorosamente l'antica classe dei professionisti di tipo liberale, i da lungo tempo scomparsi avvocati e medici umanisti che fino alla prima guerra mondiale erano rimasti la riserva maggiore della classe dirigente politica. Fra l'altro, l'eterno malinteso dell'arte per l'arte anche qui ha avuto un influsso notevolissimo, poichè in omaggio ad una pretesa creatività artistica, i più vari tipi di divi foggiati [23] BiblotecaGino Bianco

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