Nord e Sud - anno IV - n. 32 - luglio 1957

\ termini sovietici. Essa avrebbe dovuto, cioè, affrontare in concrèti termini economici e politici il problema dell'organizzazione della cultura di m,assa, e dei pericoli che essa comporta per la libertà, e dei controlli eh' essa richiede, invece di persistere, come ha fatto, in un atteggiamento moralistico che diveniva astratto, e spesso in una alqu.anto improduttiva satira dell'intellettuale strumentalizzato come simbolo di una decadenza della cultura vista •con una buona dose di fatalismo pessimistico, sulle sorti della cultur.a in genere. Questo pessimismo alquanto decadentistico che tinge la cultura laica - e che è d'altronde il prezzo da pagarsi .aquell'epoca di transizione che è la nostra - sono pochi a non averlo sperimentato. Sono pochi quelli che in un morr1ento di imp.azienza non si siano detti che la nostra cultura industriale equivale, ed è forse anche peggiore di quella sovietica; la quale almeno è di un infantilismo disinfettato, mentre da noi impera il più dubbio gusto del sesso, della violenza, del macabro, ecc.; che non abbiano preferito la c,astità di un romanzo premio Stalin alla dolciastra sessualità che si insinua perfino nell'amabile calligrafia del capretto Bambi. Ma era, questo, un ricadere nel vecchio trabocchetto snobistico dell'antico estetismo borghese. L'alternativa non si pone evidentemente tra una cultur,a strumentalizzata più o meno volgare, bensì tra una cultura strumentalizzata, come quella occidentale, che lascia qu,alche spiraglio di libertà, che possiamo sperare di vedersi riconvertire in viva cultura popolare, ed una cultura strumentalizzata, come quella sovietica, che non offre spiragli di sorta. Anche oggi, tra le smorfie idiote del manierismo portato da Disney, e le melensaggini del cinema commerciale, si può vedere affiorare un film di serie che ha un certo fascino fiabesco; e qualche racconto di fantascienza ha potuto suggerire a critici come Sergio Solmi l'idea del rozzo materiale di una nuova epica popolare. Mentre per quel che riguarda i «disgeli» sappiamo che, qualora non si giunga ad una situazione come quella ungherese (di quella polacca e questo riguardo è troppo difficile per ora giudicare), se gli intellettuali, o i tecnici che dir si voglia, non rischiano il carcere o la vita, nessuno oserà, pena il carcere o la vita, rompere il « realismo >> di rigore con quell'elemento sovversivo, profondamente sovversivo in regime di utopia realizzata, che è una fiaba. E queste estreme punte paradossali a cui è giunto talvolta il nostro pessimismo nei confronti della strumentalizzazione della cultura non var-- f22] Bibloteca Gino Bianco

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