Nord e Sud - anno IV - n. 32 - luglio 1957

Erano questi i problemi di azione meridionale che in sede teorica e pratica la CISL si trovava ad affrontare e che nel corso degli anni diventavano più urgenti e complessi. Concretamente una prima soluzione fu of ~ ferta dalla diffusione di fatto delle organizzazioni cisline nel Mezzogiorno, sulla base del risentimento anticomunista, ass,ai vivo in larghi strati di la- • voratori; dell'appoggio ricevuto da ambienti estranei al mondo del lavoro, ma fortemente interessati alla lotta anticomunista, e da organizzazionj come le ACLI, che già godevano di una propria autonomia e che, al momento delle scissioni sindacali, non potevano non appoggi,are la nuova organizzazione nascente. Particolarmente rapidi furono i progressi com.- piuti dalla CISL nelle campagne, dove si creò fra sindacati cislini e « notabili>> un equilibrio di compromesso, durato inalterato fino a qualche tempo addietro. Intanto, la CISL cresceva e si avviava a diventare la brillante rivale della CGIL. L'accettazione dello stato di fatto, dei compromessi e d'elle tutele doveva pesare sempre piu sui dirigenti confederali; mentre gli sviluppi della situazione meridionale imponevlano ormai di uscire fuori dal limbo delle formulazioni provvisorie. Questa - rapidamente delineata - la genesi del convegno napoletano, che fu il primo in ordine di tempo (14-16 dicembre 1956) fra quelli di cui ci stiamo occupando e che, con1e fu detto dall' on. G. Pastore, dovev,a << mettere a punto tutta l'esperienza .sindacale ed organizzativa realizzata fino a quel momento per affrontare i programmi dell'azione futura». Dal punto di vista organizzativo, l'esperienza che fu al centro del convegno napoletano e stato lo sforzo di selezionare elementi direttivi, operai e contadini, in grado di assimilare la tecnica delle moderne associazioni di massa e di metterla in pratica (dopo adeguata preparazione nella scuola sindacale della Confederazione in Firenze) nel proprio ambiente. In tal modo si son voluti dare al movimento sindacale i suoi « capi naturali», secondo un concetto della funzione direttiva che è certamente degno di seria considerazione. Fra i « capi naturali » la Confederazione ha incluso ,anche quegli intellettuali i quali abbiano dimostrato una effettiva vo1ontà di dedicarsi, professionalmente, alla guid,a ed alla rappresentanza dei lavoraratori, democraticamente concepite. La politica di formazione dei << capi naturali» è stata correlativa a tutta u11'azione di studio delle condizioni economiche e sociali delle singole province meridionali, volta ad individuare le zone in cui la pubblica iniziativa aveva determinato più imme-- [13] Bibloteca Gino Bianco

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