Nord e Sud - anno IV - n. 32 - luglio 1957

gliela infligge questa recente Ciociara, libro nuovo, e non solo come ultimo venuto, ma soprattutto perchè sembra presentarci davvero un nuovo Moravia, che infrange quegli schemi e quelle formule che avevano da un po' di tempo in qua impigrito le menti dei suoi critici. Ma uno di essi almeno va distinto accuratamente, vogliamo dire Geno Pampaloni, per il suo saggio del '52 su Comunità, che resta a tutt'oggi, fra i tanti scritti sul Moravia, ihdiscutibilmente il migliore. Pampaloni scorgeva chiaramente in quello scritto la storia di Moravia, che per lui andava dal giansenismo degli Indifferenti al cattolicesimo dei Racconti romani: volendo indicare con questi due termini << un atteggiamento di implicito ma estremo rigorismo morale» (il romanziere de Gli Indifferenti appunto) e il tono << popolare- . . ' sco, apertamente scettico, senza p1u rancori moralistici, in questo senso ' cattolico ' de << La Romana », dei Racconti romani. Moravia ha continuato a camminare in questa direzione, ma con un ulteriore sviluppo: se ci si passa la termi1?,ologia, diremmo dal cattolicesimo al cristianesimo, ossia dallo scetticismo descrittivo, popolaresco e innocentemente << cattivo » dei Racconti· romani alla progressiva, impe: gnata scoperta integrale dell'umanità, che è La Ciociara. È la storia di una madre, una contadina inurbata, e di una figlia, che per sfuggire ai presunti rigori bellici che incombevano sulla Roma del 1943, si dirigono verso il Sud e sono in1mobilizzate dagli avvenimenti del sette1nbre di quell'anno sulle montagne di Fondi, sino alla liberazione di Roma da parte degli alleati. Nei mesi della forzata permanenza, att·raverso le sofferenze e i dolori, la ciociara da ottusa bottegaia sfollata si trasforma in una creatura che capisce per la prima volta cosa. vogliano dire bene e male. Una trama abbastanza semplice per Mo4 • ravia, avvezzo ai complessi intrecci barocco e sensuale anche in questo -· delle sue opere precedenti; e inoltre una vicenda non borghese e non da << quartierialti », e soprattutto non ambientata, nel. suo nucleo essenziale, a Roma. Quella:. Roma che è sempre stata la matrice dr tutta l'arte moraviana, sia quella borghese che quella popolaresca, cede il posto qur, a una campagna che, per chi ci aveva abituati alle rinserrate finestre di camere se-- mibuie, ai corridoi, agli anditi, ai lavori,... ha la prestigiosa bellezza di un ritrovato· plein air. Continua altresì qui quella narrazione in prima persona alla quale Mo-· ravia sembra essersi affezionato dalla Ro-~ mana in poi, e che gli sembra presentare-- -- ma è una impuntatura da << letterato > - una maggiore ver1:tà della impersonale· e oggettiva terza persona. Ma, prima o·· terza, a noi interessa solo sottolineare co· · me il Moravia sia riuscito qui a rivivere·· con una sensibilità semplice, popolare,. quegli avvenin1enti di cui egli, da uomo• di cultura, fu testimone e attore insieme .. La vita da sfollati, ii mito dell'imminente-- arrivo degli Inglesi, la disperazione chesegue a ogni rinnovato morire della spe• ranza, e soprattutto lo schiudersi della. protagonista ad una gamma sempre piùricca di umano sentire sono tra le pagine· più belle scritte dal Moravia. Nè pesa l'ar-- tifìcio del racconto in prima persona -· è Cesira, la ciociara, che narra - chè lo-. scrittore, si diceva, è riuscito mirabilmenBibloteca Gino Bianco [126]

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