Nord e Sud - anno IV - n. 32 - luglio 1957

zione di un passato burrascoso ed infau- :sto non consente ancora di tornare con se- .:rena meditazione su un terreno che ha particolarmente bruciato negli anni recenti e che è stato una delle piattaforme determinanti donde è derivata la catastrofe. È con1prensibile come questo masso nefasto solleciti per ora soltanto l'oblio; quando non addirittura l'avversione e il disprezzo, dettati da un sentimento massiccio di :cispulsa: sentimento che è peraltro auspicabile venga quanto prima a diradarsi per lasciar luogo a quell'impulso di comprensione che è la pregiudiziale della valutazione storica. Nell'attesa di questo assestamento degli animi e delle menti, l' opera di precursore che lo Zaghi persegue, con imperturbata serenità e scrupolo severissimo, ormai da parecchi anni, acquista una benemerenza e si fregia di un titolo di priorità e di guida che non potranno andare dimenticati. R. C. LE1TERATURA · a cura di Antonio Palermo t:1..sA MoRANTE: L'isola di Arturo, Torino. Einaudi, 1957. Con una nota, che ci ricorda quella aggiunta dal Vittorini alla sua C onversazione in Sicilia, Elsa Morante ci avverte che, « sebbene i paesi, nominati in questo libro, esistano realmente sulle carte geografiche ... non s'è inteso in alcun modo di darne una descrizione documentaria ... :,. Certe precise qualificazioni geo-- grafiche, << mare napoletano », « Procida », saranno allora state introdotte solo perché - per usare un'espressione del Vittorini - suonavano meglio di << Persia o Venezuela »? Non dovremmo pertanto trovarci lontano dal mondo irreale e se~- nografico (da narrativa del settecento e insieme da favola metafisica del nostro secolo) di Menzogna e sortilegio. Ma non è così. E già nel primo romanzo del 1.3 Morante, del resto, i critici più attenti . . . avvertirono come accanto a scr1ttor1 quali Lesage, Marivaux, De Laclos ci fosse il De Roberto con i suoi Viceré: accanto alla << fantasia » la << memoria », al fian~o della << letteratura >> la << realtà ». Ebbene, nell'Isola di Arturo questo secondo aspetto dell'arte della Morante è più che rr1ai presente. E ciò valga a sottolineare la continuità di un'arte e insieme, a nostro avviso, il reale progresso rappresentato d~ questa recente prova. Pur rimanendo, dunque, fedele a se stessa - ed è molto agevole riconoscer~ la presenza dei suoi temi preferiti, o delle sue psicologie o addirittura dei suoi personaggi ri{:orrenti - l'opera della Morante, con questa lirica narrazione di una fanciullezza che si schiude alla n1aturità, si colloca degnamente accanto alle migliori esplorazioni di questo battutissimo terreno della narrativa moderna. E riesce, nonostante il valore ormai esemfl23] BiblotecaGino Bianco

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