Nord e Sud - anno IV - n. 32 - luglio 1957

·.se presentarsi meno ardua di quanto a prima vista non sembri. È con1prensibile infatti come, in periodici di effettiva o po- ·tenziale espansione oltremare, la ricerca :spassionata ed onesta della verità si venisse a trovar soverchiata dalla esigenza apologetica, quando non addirittura ditirarr1bica, mirante da un lato a ribadire la giustificazione sociale e civile della conquista ( << la missione italiana nel mon- .do» ), e dall'altro ad ottundere il rilievo .d. elle singole situazioni locali, in un tessuto amorfo ed opaco, del tutto idoneo ad ;accogliere ed assimilare l'impronta formatrice del colono europeo. Di qui una estrema tipizzazione dello stato di cose: e, di ,conseguenza, una assoluta povertà di vera e propria consapevolezza politica delle .o. perazioni militari, 1nagari anche molto ragguardevoli, che si andavano svolgendo, _p_ur se esse polarizzavano per più mesi le energie e l'opinione pubb~ica dell'intera -Nazione. Vi fu, sì, il fiorire di una inten- .sissima pubblicistica ai margini delle conquiste libica ed eritrea; ma si trattò più ..che altro di controversie avvocatesche, di .allegazioni pro o contro il diritto alla ·barbarie, il dovere della civilizzazione ed .altri parimenti fumose utopie positivisti- ,che; ovvero il problema venne presentato .s.otto un profilo seccamente, ed angustamente, finanziario, come una delle voci più gravate di spese e sulla quale si rive1avano possibili e non di rado auspicabili le maggiori economie. La megalomania di ,Crispi e la micromania del Di Rudinì, l'at- ·tendismo indifferente di Crispi e le elaborazioni pazientissime del Di San Giuliano, sembravano dettate più da differenze di ,temperamento, da necessità di adeguamen- ·to alla mutevolezza della politica interna, anzichè da una autonoma valutazione della politica coloniale e del suo inquadra- ·mento nell'ambito internazionale. Si favorì in tal modo una sensibilità, ancht scientifica, episodica, e solo saltuariamente ricorrente con concitazione giornalistica ai problemi coloniali: una specie cli zavorra che ci si portava dietro senza sapersi decidere a sbarazzarsene. Questo stato di cose venne elettrizzato solo superficialmente dal fascismo, giacchè le esigenze sotterranee ed incontrollabili delìa dittatura cooperavano con forza affinchè una coscienza storica della questione rimanesse il più accantonata e sopita a vantaggio di una strepitosa infatuazione prettamente e grossolanamente militaresca. Il dissolversi di un problema coloniale avrebbe dovuto infine contribuire, nel dopoguerra, ad iniziare, almeno un ripensamento sereno ed obbiettivo di quello che è stato il colonialismo italiano, fenomeno avventurosamente sorto, quasi di soppiatto, e controllato fragorosamente, come uno scenario di cartapesta. Da che cosa dipendeva questo vuoto? Come lo si era potuto, a più riprese, e più o meno artificiosamente, riempire? Vi er:1no state direttive autentiche e costanti nella politica coloniale? Ed in che misura esse avevano operato sull'opinione pubblica, o ne erano state a loro volta influenzate? A queste, ed altre domande numerose, che costituiscono la struttura di una problematica n1olto attraente, non si è data risposta: non si sono anzi nemmeno sollevate al livello di una riconosciuta tematica storica. Ed il motivo è forse del tutto contingente e politico: l'atmosfera di liquidaBibloteca Gino Bianco fl22]

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