investimenti nei servizi generali, tecnici e sociali, di riabilitazione delle aree depresse, del programma economico meridionalista di Amendola, che solitamente si ricorda solo per il suo (del resto coraggioso e giusto) liberismo, rappresenterà una rivelazione per più di un lettore. Ma, se possibile, è ancora più importante, come il Rizzo bene osserva, il convincimento di Amendola che la resurrezione del Sud fosse inscindibilmente legata alla formazione di uno Stato nuovo, attraverso gran, di organiche riforme dei tradizionali poteri, Parla1nento, Esecutivo, Magistratura_, con l'intervento di una Corte Costituzionale, per dirimere l' ardua materia de1 nuovi rapporti giuridici e facendo leva su una parallela legislazione sociale e finanziaria, nonché - altro che conservatorismo! - sulla valorizzazione dei sinda-~ cati dei lavoratori. Cosl si spiega che Amen dola, pur senza mai incolpare il Risorgimento di essere stato quel che è stato, e non di più, fosse però convinto della necessità di completarlo e di svilupparne in massimo grado le conseguenze, su un terreno ancora non dissodato ai suoi tempi. <<Questa è una storia », per dirla con la felice precisazione del Rizzo, <<che è stata ripresa all'indomani della liberazione dal partito d'azione e dalle giovani generazioni democratiche », alle quaìi, soggiungiamo noi, l'autore stesso appar- . tiene. Meno sicuri sono gli accenni, del resto non sviluppati,· del Rizzo, alla posizione di Amendola rispetto al meridionalismo precedente, specie di Salvemini. Stranamente, egli fa di costui quasi un precursore di Gramsci, mentre vede in Gobetti quasi un continuatore di Giustino Fortunato e di De Viti De Marco. La··questione: gli si sarebbe meglio chiarita, se avesse seguito il salveminismo, dopo la rottura. con il partito socialista, sugli organi in· cui trovò cornprensione e appoggio, fra i quali c'era anche il Corriere della Sera· sulle cui colonne Luigi Albertini doveva venir affiancato poco dopo da Amendola .. Quest'esame gli avrebbe evitato di seri--· vere che <<la politica estera (s'intende quella democratica culminata nel 1918-19,. con la polen1ica di Amendola e di Tarchiani contro il nascente imperialismo dei· nazionalisti e dei loro alleati) sempre so~- stenuta dai Corriere della Sera non in--- dusse Albertini a rivedere le sue tesi con• servatrici », mentre agì in senso liberale,. anti-autoritario, su Amendola. In verit1.,.. senza mai giungere alle posizioni democratiche del suo grande amico del ten1po~ di guerra, Albertini, che già prima del conflitto aveva aperto il suo giornale af meridionalismo liberista e radicale di Nit.., ti, e aveva sostenuto l'epica can1pagna. elettorale di Salvemini (di cui non preve-· deva, ancora, che sarebbe poi diventatcr• suo prezioso collaboratore di politica in-- ternazionale ), cambiò anch'egli, ossia progredì politicamente, in meglio, a seguita• del dissenso col nazionalismo imperialista .. Non fu un caso se, al momento della_ marcia su Roma, quando non solo S3.~ landra, ma persino Giolitti aveva un :-1t-· teggiamento obbiettivamente favorevole· al fascismo, il Corriere della Sera entrèr immediatamente in conflitto con il nuovovittorioso regin1e e si rifiutò di sottostare· alle imposizioni di Mussolini, e se dopo il delitto Matteotti, in accordo con Amen-· dola, precedette di sei mesi ( preziosi e purtroppo fatali) gli ex-presidenti del Con-· BiblotecaGino Bianco [114]
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