Nord e Sud - anno IV - n. 30 - maggio 1957

milioni), le industrie metallurgiche (500 milioni), la costruzione di motori,. veicoli, ecc. (398 milioni), l'industria tessile (372 milioni). Le differenze tra le percentuali relative a ciascuna classe, riportate nelle coll. 3 e 4 della tab. 5, mentre derivano dalla variabilità del fabbisogno di capitale circolante rispetto al fabbisogno di capi~ali fissi, offrono, l'agio di osservare che l'ammontare di capitale circolante richiesto è relativamente elevato nelle industrie tessili (pari al 48,1 % del capitale fisso), delle bevande (36,3 %) e dei derivati del petrolio e del carbone (34,3 %). Il fabbisogno minimo di circolante - sempre rispetto al fabbisogno di investimenti fissi - si presenta nelle industrie della trasform~zione dei minerali non metalliferi (16,2 %) e nelle officine meccaniche (19,2 '%) (38 ). È quindi necessario tener presente che il fabbisogno medio di circolante per tutte le industrie manifatturiere, nelle proporzioni di circa 1/4 dei capitali fissi, sc,aturisce dalla composizione di diverse percentuali: soltanto • le ultime due categorie di industria citate, nonché quelle chimiche e altre due sottoclassi della meccanica presentano fabbisogni di circolante inferiori alla quota del 25 '% menzionata. 11. - La gr.aduatoria delle varie classi di industria che assorbono la parte di gran lunga maggiore dei finanziamenti e degli investimenti nel settore manifatturiero, viene alquanto modificata qualora si prenda a 1nisura dell' «importanza» delle classi d'industria il loro contributo all'oc1 • cupazione totale determinata dagli investimenti nel settore. È agevole riscontr,are, osservando la col. 3 della tab. 6 che la responsabilità di tali spostamenti, va principalmente ascritta alle industrie clii.. miche ed affini, che assorbono soltanto 1'11,3 % dell'occupazione nelle industrie manifatturiere pur partecipando all'ammon~are dei finanziamenti e degli investimenti per quote aggirantesi sul 27 '% del totale (la regres-- ( 38 ) Il rapporto percentuale più elevato, qualora si considerino tutte le classi di industria, si ha nella lavorazione delle pelli e del cuoio (71,4 %), mentre si riscontrano percentuali inferiori ai minimi ora menzionati nelle industrie poligrafiche ed affini (14 %) e in quella della gomma elastica (9,4 %): trattasi però di classi d'industria troppo scarsamente rappresentate (un solo impianto nell'industria delle pelli e cuoio, e 2 impianti in .ciascuna delle ultime), ond'è da ritenere troppo scarsamente indicativo il dato in questione ad esse attinente. [92] Bibloteca Gino Bianco

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