Nord e Sud - anno IV - n. 30 - maggio 1957

serva rispetto alle altre, négli scritti di cui si compone, un senso troppo esile e provvisorio da cc bozzetto » di terza pagina, quasi che la fretta giornalistica abbia spinto l'autore ad una brusca distorsione dalla sua princi,pale attitudine: come se ad un maestro della scuola di Posillipo qualcuno, ai sùoi tempi, avesse ordinato di dipingere una natura morta alla maniera dei moderni impressionisti, o, meglio ancora, se ad un espertissimo e geniale re• stauratore di vecchie scorze polverose venisse commissionato di ravvivare le tinte ad un quadro di Dufy. Perchè - lasciamo da parte i paradossi - Doria non è certamente un giornalista, almeno nell'accezione moderna e più diffusa del termine. La immediatezza e l'improvvisazione non sono nelle sue corde; quella che egli è avvezzo a rivestire di arte è una materia sedimentata, coperta da una pàtina di antico, adatta alle pigre, minute, dilettose cure dello stile. La polemica di questo suo libro, più che nei radi scoppi di voce contro i cc cafoni irreducibili », nelle proteste o nei sarcasmi, è nell'immagine, che esso offre, di un particolare modo di vivere praticato dal suo autore e di una sparuta, sdegnosa schiera di cc eletti »; di certe loro preferenze e nostalgie, di certe loro . antiche e inspiegabili passioni. Le quali, se trovano abbondante nutrimento lungo tutti i secoli della storia napoletana, hanno però un punto di riferimento sentimentale, che è un tempo realmente vissuto: « un'epoca che si con: sidera storicamente conclusa con la muraglia cinese della guerra 1914-18 », e che per Ja élite intellettuale napoletana fu veramente una stagione fatata, rappresentando l'ultimo, nobile sforzo compiuto dalla vecchia metropoli borbonica per sopravvivere come una delle capitali culturali d'Italia. L'eco di quel tempo, che risuona in ogni pagina del libro, si espan,de poi, con rara perfezione di accenti, nella citata cronaca Peccata juventutis meae; dove nelle figure e nelle gesta dei librai e dei bibliofili napoletani dei primi due decenni del secolo si adombra un mondo felice e remoto, appena intravisto dal Doria nella prima giovinezza, ed al quale la memoria dell'età matura dà un colore di leggenda. Qui ogni sospetto di esteriore ricercatezza abbandona la pagina; tutto diventa lucido e sobrio, e lievemente amaro. Qualche particolare assume, nel ricordo, una precisione più che reale: « Quella mattina il poeta [Di Giacomo] percorreva via Costantinopoli, con il ba .. vero del cappotto rialzato, la testa bassa contro le folate che venivano fischiando da (~apodimonte, quando la sua attenzione fu richiamata da due vecchiette che lo precedevano, due di quegli inverosimili esseri umani che si chiamano ' signore scadute '. Erano due esemplari stupefacenti della specie: in quegli involucri, lignei e grinzosi come noci secche, si contenevano ca,pitoli di storià familiare, riduzioni in piccolissi .. mo della storia general~ del regno. Storie di ufficiali borbonici, dopo il '60 ritiratisi sénza gloria e, peggio, senza demi-solde,, figlie non maritabili e non maritate, invedchi.ate in tetri quartinetti, orfanelle settantenni rhe,sopravvivevano miracolosamente cibandosi di Filotea e di pa•ppine, vendendo via via, con una spoliazione metodica [68] Bibloteca Gino Bianco ...

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