Nord e Sud - anno IV - n. 30 - maggio 1957

non soltanto letterari. « Uno stesso sentimento, uno stesso sdegno, uno stesso rassegnato fatalismo - 1 scrive al .p,roposi:toDoria nella presentazione - informano cosi i vecchi •come i nuovi scritti, poichè nulla è mutato, meno che in peggioramenti, nella condizione particolare di Napoli e dei napoletani, dal casotto dei pupi, impavidamente in piedi, alla festa di P iedigrotta, dilatatasi a eccelsa festa nazionale, dal ' bitulitismo ' elevato all a ennesima potenia con le radicali distruzioni che tutti sanno, dal procons olato di Castelli ai più spicciativi ed energici proconsoli attuali; poichè que sto ricorrere di persone e di situazioni, identiche di dentro e di fuori, si acco mpagna più che mai alla inerte contemplazione del buon cittadino, che vede e si avvede, e finge (a parte le onorevoli ~ mal caute eccezioni) di non vedere e di non avvedersi »; mentre a consolazione di pochi, di sem·pre più •pochi ra ffinati e nostalgici, « c'è e ci sarà sempre, vittoriosa della stupidità e della malvagità, della incompetenza e della presunzione degli uomini, u na Napoli assai diversa e assai più bella che quella di uso turistico, o. di uso letterario, cinematografico e televisivo ». La Nap•oli ,di Doria si annUJncia così, sulla scorta di quest o amaro •preambolo; e s,picca, poi con inimitabile grazia, nelle letterarie divagazioni di un esteta capriccioso ed irrit'1!bile, di un malizioso ricercatore , di un solerte pa1 rtigiano dello cc spirito tradizionale, riboccante di civiltà e di umanità, c ontro la barbarie del progresso, destituito dell'una e dell'al tra ». E questa -- lo si capisce subito - è una chiara posizione da é~ite. Ma di una élite che· soffre, da sempre, a Napoli, per la fatalità che ha voluto scavare un fossato incolmabile tra pochi intellettuali illuminati ed un vulgus troppo pervicacen1ente profanum; di una cc minorainza » che si adatterebbe anche a S'Ottomettère, se pur con dolore, le ragioni della propria cultura - araldica e conservatrice per istinto - alle leggi del « progresso », se questo non redasse puntualmente con sè, negli uomini in cui sembra volta a volta incarnarsi, il proposito di sostituire alle glorie vere le false, alle trad izioni antiche e stagionate nello spirito degli uomini le più goffe montature folclorist~che, alla suggestione della storia le approssimative perorazioni d i ciceroni d'accatto• e di giornalisti « premiati >ì, alle peculiarità architettoniche di una città antica gli ideali estetici di una piccola schiera di cc cafoni irreducibili », aila grazia spontanea e imprevedibile di un popolo lo zuc chero delle canzoni.. Ed in tal senso parlavamo della inattesa passione che an ima queste note napoletane del Doria, della fresca e pugnace attualità che si accompagna alla loro ghiotta eleganza, e la illumina e rinvigorisce. In un a pagine esemplare, i motivi ed i simboli di quella idoleggiata aristocraticità, di cui il Doria si compiace (ed in cui racchiude, come ii1 un'arca barocca, insieme a se medesimo, tutte le cose e gli uomini - le une e gli altri ve tusti e venerandi - che ama), sono avanzati con una sorta di sorridente alb agia: [66] Bibloteca Gino Bianco

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