Osservava già Mondo Eco•nomico che « ad ogni modo non sarebbe possibile escludere gli alunni delle scuole private dal beneficio ». E - cosa molto più grave - ad un analogo criterio appare intes,a quella parte del recente disegno di legge p1resentato dal ministro Rossi, in cui si parla di co·nferire « positivo vigore alla libertà della scuola e all'istituto della parità, mediante soprattutto la concessione alle scuole paritarie di contributi finanziari statali, da iscriversi annualmente nel bilancio del.la P.I. », estendendo agli alunni delle scuole private il godimento delle borse di studio e delle altre cc provvidenze eventualmente disposte a favore degli alunni delle corrispondenti scuole di Stato ». A noi sembra invece - e in ciò con·cordiamo pienamente con le posizioni assunte al proposito ,da Filippo Sacchi e Pa1olo Serini sulla Stampa~ e dall'editorialista de L'Espresso - che nessun contributo statale, sotto nessuna forma, debba venir elargito alle scuole private pri1na che si sia riusciti a sanare le precarie con,dizioni della scuola di Stato; e che,, pertanto, escludere le scuole private dai benefici previsti dal Piano Fan'fani sarebbe (qualora il piano medesimo venisse in attuazione) non solo possibile,. ma necessario ed opportuno. Tra l'altro, chi è iscritto a scuole private, nelle quali si pagano fino a 40 mila lire mensili (nelle scuole statali da 280 a 5608 lire annue) non è certo ,di disagiata condizione. Inoltre, chi è ' ca·pace ', solitamente non ha m·otivo di frequentare istituti che, non vagliando i professori in base a concorsi nazionali, e pagandoli pochissimo, no;n possono cointare quasi mai su insegnanti di valore. L'unico motivo per cui un ragazzo capace potrebbe adattarsi a frequentare tali scuole è la 1nancanza, in loco, di quelle statali. Anche perciò è necessario inquadrare il pro,blema delle borse in un esame più vasto della economia scolastica. E va notato che anche queste difficoltà, che possono rendere sospette le migliori intenzio,ni di Fanfani, sarebbero evitate dai convitti-premio. Certamente impiantare i convitti premio costerebbe, in una prima fase, di pii1. Ma quello, che si risparmiereb·be mediante i'l sistema delle borse di studio sarebbe economia illusoria. Mentre i convitti, garantendo contatto quotidiano e continuo co•n professori, biblioteche e c01I1discepoli di ten,denze e d'interessi diversi, sarebbero enormemente più proficui sia nel campo della preparazione scientifica, sia in quello dell'educazione democratica. Una modifica, comunque, ci pare indispensabile al Piano Fanfani: i concorsi non dovrebbero essere provinciali, ma almeno regionali: in maniera da poter più facilmente essere sottratti a'l gioco dei favoritil5.mi locali. Dall'articolo di Fanfani sulla Lettura non appare inoltre chiaro come sarebbero distribuite nello spazio le 1 borse: se in proporzione al numero degli abitanti, alla superficie, alle scuole, o con altri criteri. (Per i cOtI1vitti-premio, ovviamente, il concorso dovrebbe essere bandito in base al numero dei posti, in sede nazionale). Definire queste cose con esattezza ci pare ab1 bastanza importante. Sarebbe anche [56] Bibloteca Gino Bianco
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==