Nord e Sud - anno IV - n. 30 - maggio 1957

più naturale cominciare a costruire scuole, banchi, lavagne? ». E non si può dire che si trattasse di perplessità ingiustificate. In realtà, per vedere quali pro~ blemi la nuova pro,posta risolve, quali lascia insoluti e quali genera di nuovi, è indispensabile esaminare la nostra -situazione scolastica effettiva, nel suo complesso~ non tralasciando (cosa che sarebbe, a nostro parere, gravissirna) di prender in considerazione le scuole elementari, e non riguardando i problemi scolastici solo sotto il pu,nto •di vista economico o tecnico. Quando l'opinione ,pubblica fu richiamata all'esame della scuola italiana dalla proposta Rossi sulla post-elementare (sulla istituzione, cioè, di tre classi successive alla qui11ta elementare, alle quali fosse esteso l'obbligo di frequenza) i dibattiti dapprima si fermarono sulle questioni: « latino si ·o no nella scuola media d'obbligo? », « scuola umanistica o tecnica? »; si tentò, cioè, di concilia.re le esigenze di una scuola. fine a se stessa con quelle di una scuola preparatoria a studi superiori. Anche allora però l'indagine s'allargò subito 1 alle condizioni effettuali di tutta la nostra scuola: e, man mano che il panoramla di essa si veniva rivelando nella sua gravità (specialmente nel « Processo alla Scuola » de Il l\1ondo) il cittadino responsabile non potè non risalire ad una questione pregiudiziale, non potè, ,cioè, non chiedersi: « È decente e ragionevole, è giusto e p•rudente mettere mano alle istituende ultime classi obbligatorie, quando un'alta percentuale d'italiani non può ripettare l'obbligo di frequentare le prime 5 classi perchè mancano le aule, i 'banchi, i maestri, le strade? » • A tale questione gli studiosi più riflessivi, pur non nascondendosi i pericoli di speculazioni private, hanno generalmente espresso l'opinione che, finchè non ci saranno e non funzioneranno le elementari per tutti, sia da considerarsi inopportuno che si fondino o costruiscano o allarghino scuole di tipo superiore (dalla VI « rossiana » ad università e magisteri) che accrescerebbero l'abisso tra una categoria di diseredati senza colpa ed un'altra di privilegiati senza merito. Anche ora, il problema delle basi non dovrebbe essere trascurato, in un progetto sia pur soltanto economico che riguardi la scuo,la ita1iana. È ovvio infatti che, finchè tutti i cittadini non avranno una scuola elementare funzionante da frequentare, sopravviverà quella « secolare disparità tra gli italiani » che invece Fanfani decisamente afferma (vedi il suo articolo su La lettura del marzo scorso) una retta applicazione del suo piano contribuirebibe ad • appianare. Passan-do alla scuola media d'obbligo, una delle questioni che vanno vagliate alla luce del publblico vantaggio è quella dell'unicità. Molti hanno argomentato che la ' fase media' della scuola costituzionale, essendo ·obbligatoria per tutti, debba di necessità essere unica. E i comunisti hanno colto l'occasione per deplorare l'attuale scissione tra scuola di avviamento e scuola media unica . [53] \ Bibloteca Gino Bianco

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