Nord e Sud - anno IV - n. 30 - maggio 1957

paesetti. Anche le compagnie costose prosperavano perchè, quando erano in servizio di propaganda culturale in provincia, lo Stato compensava loro il deficit con una cosiddetta « integrazione », mantenendo, con questo, ai centri mi,nori il beneficio culturale del teatro. Dato che i fondi delle integrazioni provengono dal denaro prodotto all'Erario ,dal teatro stesso, la cessazione di questo sistema di autosangue non è da addurre a eco1 nomia per povertà nazionale. Lo Spettacolo potrebbe versare all'Erario altre centinaia di milioni se agisse in pieno. La Prosa, dunque, non chiederebbe nulla ai contribuenti, 1na consumerebbe il proprio prodotto, che oggi diminuisce, anche per lo Stato, nella proporzione stessa del decadimento teatrale. , Fondamentale, per la vita delle compagnie drammatiche, sarebbe la restituzione delle integrazioni nelle città minori di tutt'Italia. I giri delle Compagnie nella provincia nùnima sono anche impediti dal fatto che la domenica i commedianti vengono scacciati da qualsiasi teatro, se pure si dette il miracolo di vederveli accolti nei giorni feriali. Bisognerebbe requisire i teatri co1nunali. Risolvendo il fatto che, se venissero sciolti i vecchi contratti, gli affittuari chiederebbero i danni al Comune e allo Stato, avendo essi sostenuto fo,rti spese di adattamento e presi impegni. I Comuni stessi, che traggono un lucro dal teatro comunale gestito a cinema, non guada~nando da una gestione a Prosa chiederelbbero compensi allo Stato per la subita perdita. Fatti che si possono rimediare, per quanto gli obblighi della pubblica istruzione vengano riconosciuti soltanto a parole. Nei restanti teatri pro,vinciali di ·proprietà privata il proprietario, si capisce, fa ciò che vuole. Tutto meno che la Prosa. In provincia la situazione dei locali è, dunque, pessima. Tanto più che occorre la s1 pes~adei viaggi. Le Ferrovie, in realtà, si fanno pagare la tariffa intera; giacchè 1o sconto concesso se lo fanno rimborsare dalla Presidenza del Consiglio con un centinaio di milioni l'anno tolti dai magrissimi fondi delle sovvenzioni. Queste, cosi, sono ridotte a trecento milioni soltanto per la Prosa contro i quattro miliardi della Lirica. Le Ferrovie, dandosi l'aria di regalarci chissà che cosa, fanno la caccia aì teatranti che viaggiano isolati, per coglierli in contravvenzione. Ed è vano far presente al Ministero dei Trasporti la funzione culturale del Teatro, non essendo, la cu'ltura, cosa ferroviaria. La prova ce la danno i funzionari di quel Ministero nelle aspre contese con la Direzione del Teatro. ~fa veniamo al repertorio. Esso è ostacolato da una censura degna del1' A·bate Somai, quello di Pio Nono, detto Somari, che nlise le mutandine alle marionette. La censura non teme nemmeno il ridicolo. I funzionari del Ministero 1nettono le mani sui classici purgandoli, o li vietano radicalmente, men- [49] Bibloteca Gino Bianco

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