valore di « chiamata ». Ma· al rischio delle cooperative ogni attore preferisce l'attesa della particina al cinema o al doppiaggio. Il teatro è diventato eco,nomicamente secondario. Ben pochi - forse nessuno - col teatro riesce a vivere. S'è fatta una proposta di assegnare ai teatrali una pensione particolare, oltre quella dell'Enpals, separando gli attori di cinema da quelli del teatro; ma gli attori drammatici fissi non rinuncerebbero mai alla eventuale fortun a dello schermo, per assicurarsi - optando per il teatro - una « pensione-vecchiaia ». Qui nessuno ha mentalità da impiegato. I veri comici sono apassiona ti professionisti del rischio di patire la fame. Pochi fortunati, fra lo.ro, lavor ano: tre o quattro mesi in teatro e per gli altri si debbono arrangiare. È per questo che, nei pochi mesi che lavorano, essi vorreb 1 bero guadagnare per dodici mesi. - - Per ribassare il costo dei comici bisognerebbe tornare alle scritture t rionfali non solo, ma tutti i. pro·blemi si dovrebbero risolvere in una sola v olta. Se chiedete che questo sia fatto e che si i,ncoraggino le iniziative vitali, vi si dirà che lo Stato sta ben facendolo .. In realtà vengono di preferenza aiuta ti certi profittatori, che ricattano il Governo sotto diverse forme; e, più ancor a, vengono finanziate in pieno le formazioni appoggiate politicamente, co me l'attuale co1npagnìa di propaganda cattolica. I criteri delle sovvenzioni no n so,no « organizzativi », ma opportunistici e politici; perciò destinati a favorire gli affaristi e i mestatori, ,non gli arti!sti. Anche la regola di premiare le compagnie sulla base dei maggiori incassi e non su quella dei maggiori merit i, ebbe origine da un noto intrallazzo politico. Impresari ex partigiani si but tarono ad arraffar sovvenzioni, favoriti da « interessi creati », agitando la bandiera socialista. Ma occorreva distinguere l'utilità popolare dei teatri normali (commerciali) dalle funzioni d'arte eccezionale che dovrebbero essere d'obb ligo ai teatri d'eccezione (enti morali, stabili, munici.pali o parastatali); e do vrebbe esser loro vietato di usare attori già affermati, e dovrebbero non imita re, nel repertorio e nei sistemi, le compagnie commerciali. Un tr11cco inizia to con successo nei primi anni del dopoguerra è quello dei Piccoli Teatri, che, vivendo in regime di particolare favoritismo perchè d'arte, praticano prog rammi di teatro grande e mirano alla cc cassetta ». Finanziati dallo Stato e dai Comuni, col mentito programma di Sperimentali, questi teatri non osano ciò che di lontano sappia di rischioso, ma vanno sul velluto, temendo sopra ttutto, i fiscl1i. Ecco un carattere dei tempi, che rispecchia una società di giova ni che lo sono con prudenza ... Questi teatranti, vestiti da al1'.>inisti,hanno i piedi dolci. Per aver ragione d'esistenza, i Piccoli Teatri dovrebbero sostenere la rischiosa funzione di rivelare opere nuove, e classici ignorati, con atto ri giovani. E lo Stato dovreb'.be particolarmente favorire non soltanto i detti Piccoli Teatri o Teatri Stabili, bensì tutte le scene d'eccezione, iniziativa di individui e di gru1 ppi, p,urchè seguissero fini rivelatori, simili a quelli che dovrebbero avere - ma non hanno - i cosiddetti « Piccoli Teatri » ·o Stabili che siano. (47] Bibloteca Gino Bianco
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