.. intuiscono. Abbiamo partecipato a tutti questi convegni; anche a quelli delleFilo·drammatiche, tenutisi all'Aia e a Verona. Risulta che la crisi del teatro, è crisi industriale per mancata corrispondenza fra costi di pro,duzione e cifre· d'incasso: ciò ostacola le formazioni regolari e convoglia i tre quarti degij attori professionisti al cinema e al doppiaggio. Anzichè adeguare i costi agli incassi si verifica - favorita dalle esaltazioni di quei giornalisti che si chiamano critici, pur non essendo esperti dei p,roblemi tecnici ed economici. del teatro - la corsa al semp1 re più costoso degli spettacoli. Oggi viene apprezzato soltanto il teatro sfarzoso. Anche questo fenomeno riflette un p)aradossale aspetto del costume moderno. U,n regista che ottenga effetti geniali~ con mezzi palesemente p,overi, non viene nemmeno osservato. Si ammira la ricchezza e la precisione più che il genio: i1lmetodo più che l'estro. B:rt11vi sono i primi della classe, finanziati con centinaia di milio-ni. Quelli che facetsero miracoli senza un quattrino, non sarebbero p,rodigiosi, ma guitti. Soltanto il Cellini, che cesellava in oro massiccio i servizi da toletta della regina esposti al Museo di Maria Teresa, è buon artista. Il Galli che dipingeva con materia assai meno nobile, non dispo,nendo di colori - ed era, ciò non per-• tanto, un eccellente pittore - oggi verreb,be considerato un imbrattatele. Per u110 Shakesp•eare, inscenato a l\1ilano·, il regista cinematografico Castellani spese oltre trenta milioni, ricevendone, per sè, sei di onorario. È stu·pefacente che esista un industriale fiducio·so di rifarsi, col prezzo delle poltrone teatrali, di una s,pesa così rilevante. Anche se fa il pizzicagnolo, dovrebbe capir da sè che non v'è successo eventuale capace di coprire esborrsi così deliranti. Le riviste spendono ottanta milioni per l'im,pianto di un so,io spettacolo, e, qualche rara volta, li hanno pure recuperati, ma il pubbli,co delle riviste, tssen,do di più basso livello, è piu vasto. È assurdo che la p·rosa aspiri al flusso di quegli s,pettatori di gusto medio che ipreferiscono la rivista. P'iù i>I' teatro drammatico è di lusso, più cade in crisi. Ma, questa presente, non è crisi del teatro: è crisi della megalomania. La passione per lo spettacolo di penso11e, malgrado lo spettacolo d'immagini, è ancor.a forte, come al tempo in cui non esistevano cinema e televisione. La diffusione in Italia d'una diecina di pubblicazioni periodiche di argomento teatrale prova del resto l'interesse 1di molti italiani alla scena. Gli innamorati del teatro, nella loro maggio. raµza, possono spendere duecento lire p·er questa passione. Non di più. Se vi fossero recj te di prosa allo stesso prezzo •del cinema (come ve ne sono a Madrid e a Parigi) il pub-blico frequentereb'be senza differenza i due generi di spettacolo. L·o1 vediamo dalla frequenza alle recite filodrammatiche, che sono accessibili a prezzi minimi. Le scene dilettanti, che recitano regolarmente, sono circa novecento; ma ad esse venno aggiunte migliaia di iniziative sporadiche, che trovano ospìtal•jtà nelle sale collegiali e negli oratori parrocchiali. Ai Congressi fn- [44] . Bibloteca Gino Bianco
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