Nord e Sud - anno IV - n. 30 - maggio 1957

progrediti del mo11do non corrisponde a quello che v'era nel '70 tra Piemo.nte o Lombardia e Mezzogiorno: è assai più sfavorevole a noi. Tutto dunque induce a pensare che l'allarme gridato dal prof. Colonnetti deve essere preso molto sul serio. Basti pensare che qualcosa del genere si sta verificando anche in Gran Bretagna: si vedano le partenze -degli specialisti per Stati Uniti e Canadà. I lettori di questa rivista sanno che noi siamo favorevoli all'emigrazione e che consideriamo un ridislocamento della forza di lavoro italiana, da certe regioni del Sud a certe altre, dal Sud al Nord e dall'Italia verso altri paesi, come un fatto necessario e ineluttabile. Il problema, però, va posto in tern1ini consapevoli e soprattutto va pianificato alla luce di una visio-ne d'insieme, organica e il più p.o,ssibile completa, di uno sviluppo del paese nei prossimi anni. L'esodo delle intelligenze comunque non ha nulla a ~he fare con l'e1nigrazione delle eccedenze di m·ano,do1 pera. E anzi a noi si pone un problema di immigrazione delle intelligenze, almeno nel senso che il quarto punto Truman prevedeva come assistenza tecnica alle aree sottosvi1luppate e anche nel senso in cui altre volte parlavamo dell'in1nesto fecondo di quadri n1edi in 1dustriali e tecnici di origine settentrio11ale sul tronco della c1asse dirigente meridionale, in modo « da compensare il depauperamento 01 elementi dirigenti che il Sud fornisce al Nord in altri settori» (Nord e ~ud, n. 25). Tutto ciò induce e non può non indurre ad affrontare il pron1ema che Colonnetti ha con tanta autorità ed autorevolezza posto. Vuol . dire cioè che certe strutture della società italiana, anche quelle educative, vanno riviste dalle fondamenta, modificate, cambiate totalmente se occorre, per metterle all'altezza dei tempi, prima che sia troppo tardi. (n.d.r.) Il teatro come servizio pubblico Il teatro, nella Russia e nei p·aesi satelliti, come in Germania, in Austria, in Inghilterra, è u:n servizio pubblico. Tema dell'ultimo Convegno Mondiale del ~,eatro, a Bom.bay, era Il Teatro po.polare: cioè il teatro com·e feno(meno sociale, forma di espressione diretta del popolo-artista, che interpreta se stesso e si rap,p1 resenta. Il palcosceni_co diventa specchio critico 1 del costume, e pulpito di idee, da non confo-nde:rsi col cinema, per il sem1 plice fatto che un film conta 2.000 parole, mentre una recita teatrale ne conta 20.000. A sua volta la T.V. è, co,me dice Ciampi, direttore della Società degli Autori, semplicemente cinema a disitanza: e ·cinema ridotto, teatro ridotto, tutto ridotto. Il teatro resta teatro, perchè va in profondità ed è fatto -da persone di carne, [42] Bibloteca Gino Bianco

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