sostenuta da Nenni. L'evoluzione del De Martino è proprio perciò importante: chè soprattutto chi aveva più diretta e profonda esperienza del frontismo poteva rendersi conto dei limiti di esso ed apprezzare l'opportunità di nuove impostazioni della lotta politi~a. Purchè, naturalmente, non si sia di fronte ad u11caso di illuminata «maturazione», o di accorgimento << tattico>>di un leader, ma si sia realmente in presenza di un episodio che anticipi e tracci la via di impegnativi rinnovamenti. Dunque, come dicevamo _poc'anzi, una situazione complessa ed ancora in sviluppo, sulla quale è impossibile esprimere giudizi recisamente negativi, come fa l'editoriale di feb·braio di Prospettive Meridionali. Dal versante opposto il già citato numero, di Cronache Meridionali, attraverso una maliziosa ricostruzione delle vicende del <libattito e del congresso, tenta di far valere l'ipoteca frontista, ricattando con la suggestione di viete formule i socialisti ormai insofferenti: << non intendiamo, per il momento, trarre conclusioni di carattere generale: è tuttavia vogliamo ripetere quanto dicevamo all'inizio. La discussione franc,a, il confronto di posizioni diverse, anche, a volte, la polemica non possono che essere utili per quanti vogliono sinceramente lottare, giorno per giorno, per la rinascita del Mezzogior110. Che questa discussione si sviluppi e approfondisca, dunque, niente di male: as~ai dannoso sarebbe invece se essa portasse alla paralisi dell'azione meridionalistica, democratica e socialista, che è - e non può non essere - un'azione largame11te unitaria>>. Stretti tra il frontismo comunista e la progressiva involuzione egemonica della D.C., i socialisti hanno bisogno nel Mezzogior110, ora più che mai di un'iniziativa vigorosa e ,cl1iara, per togliere se stessi e quelle regioni dal vicolo chiuso in cui la politica del muro contro muro li h.a cacciati. E con tanto maggiore urgenza in quanto nel Mezzogiorno meno rilevante è stata l'esperienza socialdemocratica, e per converso più evidente è il deterioramento della sensibilità democratica della D.C. Un troppo astuto machiavellismo che, non tenendo presente tale realtà e le respons,abilità che ne derivano, volesse procrastinare nel meridione l'ora della scelta finirebbe con l'equivalere ad una politica miope ed in- , frt1ttuosa, alla fine, anche sul piano elettorale. [38] Bibloteca Gino Bianco
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