condotto la propria battaglia su uno schema di mozione-tipo diffuso i n tutte le federazioni provinciali. Non diversamente si potrebbero spiegare le sorprendenti similitudini, ad esempio, fra i testi delle mozioni di Avellino e di Salerno, e, per quanto in misura meno spiccata, di Reggio Calabria, Messina e Catania. Quella sordità 1 al problema meridionale che abbiamo rilevato per la maggior parte degli interventi, si manifesta, sia pure in maniera diversa , 11ellemozioni che in gran parte si limitano ad una generica ripetizione d i slogans ufficiali, o, al massimo, lamentano una deficienza di impegno <1a parte del P.S.I., e talora anche con accenti vibrati, come nel caso di Catanzaro. Più interessanti perché più concrete, o almeno più precise appaiono ìe mozioni di Crotone (che postula una politica di·nazionalizzazione nei settor i meccanico e minerario, una più agile politica creditizia ed una riforma agraria « estesa anche alla meccanizzazione ed industrializz 1 azione della agricoltura >>), Trapani (che ripete i concetti ispiratori dell'intervento precongressuale di Simone Gatto, poc'anzi analizzato), Palermo (attardata in I una difesa postuma della politica della Rinascita << positiva esperienza uni .. taria ») e Napoli (dove però alla più decis;i critica del frontismo come impostazione generale, non corrisponde un analogo ripensamento nei con - fronti del Moviment? di Rinascita, le cui esperienze, per quanto << criticamente elaborate » sono poste come « basi di partenza per lo sviluppo di un';izione rivolta ad allargare l'influenza ed approfondire l'incisività deila lotta meridionalista »). Un'ultima serie di considerazioni da trarre dalla lettura delle mozioni dei congressi provinciali riguarda il comportamento delle diverse federazioni rispetto a quello che era il loro atteggiamento ;il momento in Cl!Ì furono oggetto della nostra « inchiesta sul P.S.I. nelle provincie meridionali » (cfr. Nord e Sud, n. 16). Così ad esempio la lettura delle mozioni abruzzesi (e specialmente di quelle di Teramo, L'Aquila e Pescara) sembrerebbe indicare un ravvicinamento dei due gruppi (più autonomista e meno autonomista) in cui quelle federazioni apparivano allora divise, attraverso la generale adesione ai principi affermati nella relazione della Direzione nazionale del partito. In Campania, invece, sembra essersi determinata una situazione degna del massimo interesse e suscettibile di gravi e imprevedibili sviluppi. Qui, infatti, la situazione era caratterizzata dalla [31] Bibloteca Gino Bianco
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