mente aperte queste piane, non più malariche, ma irrigabili. Sono questi i distretti dell'ind11strializzazione, le nuove province dell'immigrazione meridionale, le sedi delle nuove città che dovranno intercettare l'esodo rurale che parte dalle province interne: dalle tradizionali province dell'emigrazione meridionale. Non è più tempo perciò di invocare genericamente l'industrializzazione del Mezzogiorno, nè tanto meno l'industrializzazione diffusa. È tempo di piani per la industrializzazione del Sele e del Volturno, di Meta- .. I ponto e del Tavoliere, del Crotonese e della piana di Sibari e di quella di Sant'Eufemia, della piana di Catania e del Campidano. E si deve agire di consegue11za,co11quella che abbiamo chiamato la politica di tipo inglese, auspicata da due a11nisulle pagine di Nord e Sud, perchè essa prevede appunto la creazione di distretti industriali per impulso della iniziativa pubblica. La democrazia italiana può vantare a suo titolo di onore e di orgoglio di aver avviato e condotto avanti la preindustrializzazione; meriterebbe quindi un certo credito quando proclama di accingersi ora all'industrializzazione, se non si fosse manifestata in questi ultimi due anni certa tendenza a insabbiare pure lo Schema Vanoni. Comunque, come dicevamo, la linea di soluzione della questione agraria scorre per due passaggi obbligati: l'industrializzazione è l'uno, l'emigrazione è l'altro. Abbiamo qui voluto dimostrare appunto quali nessi corrano fra industrializzazione ed emigrazione e; quali strumenti si possano predisporre per avviare città e campagna verso un maggiore equilibrio, a un livello economico e sociale moderno. [23] Bibloteca Gino Bianco
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