lizzate del Nord, in buona parte, grazie all'immigrazione meridionale. Possiamo infatti ricordare che, in base alle ipotesi formulate dallo Schema Vanoni, il Nord dovrebbe occupare nel decennio '54-'64 oltre 850.000unità nell'industria e 1.000.000 di unità nei servizi; e che, detratte l'emigrazione all'estero dalle regioni settentrionali (300.000) e la prevedibile disoccupazione frizionale (750.000),l'offerta netta di lavoro nel Nord ammonterà solo a 900.000 unità: di modo che, per equilibrare la domanda di 1.800.000 unità necessarie a « sostenere un processo di .svilu1 ppo quale quello ipotizzato», se 350.000 unità sono reclutabili dall'esodo rurale settentrionale, 600.000 devono essere chiamate dal Sud. C'è insomma un ,deficit delle forze di lavoro che si manifesterebbe nel Nord e che può essere coperto solo dal Sud, il quale presentereb.be invece, alla fine del decennio, ancora un sensibile eccesso nell'offerta rispetto alla domanda di lavoro. E a coloro che volessero insistere in generale sulla assimilazione e in particolare sulla qualificazione, risponderemmo infine che nello stabilimento Olivetti di Pozzuoli vi sono tutti operai meridionali, qualificati dallo stesso Olivetti in brevissimo giro di tempo, grazie a metodi dai quali lo Stato avreb,be molto da apprendere. Mantenen,dosi dunque nelle percentuali previste dallo Schema Vanoni l'emigrazione dal Sud al Nord crea problemi seri alle amn1inistrazioni, ma resta un fatto positivo, sia dal punto di vista della campagna sia da quello della città. E quei problemi, se si pensa ai senza tetto e ai senza tutto delle nostre vecchie .città meridionali, saranno sempre più facilmente solubili •1i quanto lo siano, per esempio, i problemi edilizi di Napoli e di Palermo. Ma, dicevamo, l'emigrazione meridionale verso la città settentrionale potrebbe assumere dimensioni tali da creare ben altri problemi, assai più gravi; essa potrebbe cioè andare ben oltre le previsioni ,dello Schema Vanoni, potrebbe assumere un ritmo caotico e precipitoso, tale da creare danni in tutti i sensi. t~el 195S, con riferimento al 1954, in un suo pregevole studio, Paolo Sylos IAbini ,calcolava che il flusso annuale della emigrazione meridionale verso le regioni settentrionali ammontasse a circa 70.000 unità (10.000 in più dello Schema Vanoni, ma Roma compresa), di cui circa 20.000 <<clandestine». _C'è da ritenere che questa cifra sia ora superata, specialmente per quanto riguarda quei « clandestini >>, che, come tali, tendono a concentrarsi solo intorno alle grandi !Città.Ora è da questo angolo visuale, del pericolo di una precipitazione e di una concentrazione dei fenomeni migratori, che ci dobbiamo porre taluni problemi e cercare per lo meno degli orientamenti. [16] Bibloteca Gino Bianco
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