Nord e Sud - anno IV - n. 30 - maggio 1957

senso di una diminuzione della corrente che porta dall'Isola al Continente, sia nei senso dell'assorbimento e insediamento nell'Isola di un maggior numero di conti11entali). Come si vede non mancano i poli di orientamento e gli strumenti da adoperare per delineare e condurre una politica seria ed efficace di fronte alla incalzante realtà dell'esodo rurale. Da quanto si è detto .si ri,cavano già i primi, elementari termini di questa politica, che ci proponiamo di precisare meglio più avanti. Torniamo intanto alla realtà attuale dell'emigrazione meridionale nel Nord. Per quanto essa sia la più « vilstosa >> dobbiamo ricordare che è ancora neonata, che è più rada di quella interregionale del Nord e del Centro. Essa tende a percentuali più alte nel prossimo futuro, ma resta dimostrato per ora da tutte le prove statistiche che le regioni del Sud presentano quozienti di emigrazione interna ancora relativamente bassi. Si veda un recente studio pubblicato dalle « Informazioni Svimez » ( a. IX, n. 50, 12 dicembre 1956): « Un fatto i,nteressante emerge dall'esame dei quozienti tra gli emigranti in altre regioni ed i nativi di una regione; ·precisamente 1a propensione all'emigrazione in altre regioni risulta maggiore nel Nord che nel Sud; in quest'ultimo i più bassi valori della propensione all'emigrazione in altre regioni si riscontra110 in Sicilia ed in Sa11degna (rispettivamente 5, 7 e 6,0) .. L'insularità sembra essere un fattore di isolamento anche in questo campo. Nel Nord il Friuli - Venezia Giulia, il Veneto ed il territorio di Trieste hanno i più alti quo,zienti di emigrazione verso le altre regioni, compresi tra il I4 ed il 15%; nel Sud invece il massimo quoziente raggiunge appena il 10,3% (Abruzzi e Molise). Ancora più rilevante risulta la superiorità del Nord rispetto al Sud in base ai quozienti di emigratorietà relativi all'emigrazione verso tutti gli altri Comuni; mentre nel Nord si supera il 40% (Trieste 41,6, Emilia-Romgana 41,0), nel Sud non si raggiunge il 26% (Abruzzi e Molise 25,5, Sardegna 25,5) ». Sempre in riferimento a questa minore tendenza alla emigrazione interna del Sud rispetto al Nord si prenda poi ad esempio proprio il caso di Torino dove sembra più aspra che altrove la polemica intorno alla « inva- , sione » di meridionali. Si legge in una inchiesta di Ftanco Serra (pubblicata sulla Settimana lncom nell'ultimo numero del 1956 e nel primo del '57) che, mentre la disoccupazione torinese, malgrado una immigrazione di circa 100.000 unità nel solo biennio '54-'55, non si è aggravata, << risulta che ogni [11] Bibloteca Gino Bianco

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