Nord e Sud - anno IV - n. 30 - maggio 1957

valori decrepiti, di ipocrisie, di debolezze, per essere finalmente ciò che non gli è riuscito ancora di essere, abbandona l'esercito e diviene combattente clandestino del PCI. Qui incontra davvero un mondo nuovo: la donna, Marta, calma, attiva per una causa superiore, capace anche di darsi, ma per amore, non per lussuria; i compagni, semplici, capaci di compiere azioni eroiche come puro dovere quotidiano, ricchi di fede, di grande fiducia nel Partito. A confronto con questo mondo, Giu-- seppe si accorge di parlare un linguaggio non sempre capace di farsi intendere: i I suoi atteggiamenti recano spesso. l'impronta dell'incertezza; la caduta di un compagno o l'uccisione stessa di un odiato nemico lo lasciano pieno d'ombra e dì dubbi: egli, in sostanza, non ha la tempra del combattente, anche se è un uomo di fede. Inoltre non riesce a spiegarsi con. i compagni: i suoi ragionamenti provocano alzate di spalle ed, al massimo, fraterne esortazioni alla calma ed alla chiarezza. A questo punto si capisce che lo scrittore è tutto dalla parte (e come potrebbe essere diversamente?) dei compagni di Giuseppe, dalla parte della chiarezza e dell'entusiasmo, della consapevolezza di un grande avvenire da preparare. Egli costruisce una figura di intellettuale appartenente ad una generazione che ha conosciuto l'isolamento e l'egoismo piccolo-borghese, che ha scambiato la vuota accademia e l'astrazione dalla lotta politica per cultura e per moralità. Ma si · avverte subito che è un ritratto falso e nemmeno storicamente esatto: gli intellettuali che passarono alla Resistenza, e che spesso venivano dai GUF e dai Littoriali, dove mai trovarono la forza di com.battere, non solo, ma di porre in discussione l'assetto futuro dello Stato italiano e poi, dopo la guerra, di divenire scrittori ed uomini politici, fusi e legati alla società politica del loro paese? Il catastrofico quadro di Orecchio non lascerebbe supporre in certe persone - in Pintor, per es. che è morto - ma anche in altri ancor vivi ed operosi, e non solo nelle file comuniste, venute su da una classe e for~ n1atesi ad una scuola borghesi, in sfacelo entrambe, la forza e la ricchezza di idee e propositi morali di cui hanno pur dato prova nella Resistenza e dopo. Ma tant'è: Orecchio continua a dipingere il quadro <<limite » che certo gli riesce utile per dimostrare, come vedremo, la tesi che si è proposto di dimostrare. Quindi continua a ritrarre un Giuseppe talvolta irresoluto, tal' altra affrettato nelle decisioni, sempre e comunque un <<cruciverba». Marta, la donna, gli dice con chiarezza che lo amerebbe, se riuscisse a deci"frarlo: ma lei è donna di sentimenti limpidi, rettilinei, trasparenti quasi. Va dritta allo scopo, è sincera e non si crea complessi; anzi non sa nemmeno cosa questi siano. Al suo confronto l'uomo non è che un povero enigma, enigma anche a se stesso. Come si vede, non è molto originale tutto ciò: .chi non conosce la solitudine degli intellettuali di Pavese (che è però un sentimento di sicura efficacia e verità) ne - La casa sulla collina? E sulla strada da questi segnata quanti, piccoli e meno piccoli nostri scrittori, hanno insistito parlando tutti del grande, irripetibile fatto che è stato la guerra e la Resistenza, momento che ha illuso tutti [127] Bibloteca Gino Bianco

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