sagace penetrazione nel vivo degli argomenti. Non è dunque per sminuire i pregi di chiarezza e di obiettività del libro di Andreotti, che elenchiamo qui alcune nostre osservazioni sul merito dei fatti rievocati. Ci sembra passibile di rettifica, ad esempio, l'affermazione contenuta nel capitolo VI, nella nota alla pagina 115, ove si legge la seguente proposizione: << I popolari decisero di rientrare in aula a Montecitorio (cioè di ritornare a prendere parte ai lavori parlamentari della Camera dei Deputati dopo la secessione dell'Aventino) durante la commemorazione della Regina Margherita, ma ne venne fuori un tumulto che consacrò definitivamente la loro assenza dai lavori della legislatura >>. Non si trattò, invece, dell'attuazione di una deliberazione del gruppo parlamentare, ma della semplice iniziativa individuale di alcuni singoli Deputati; non fu l'atto di violenza della maggioranza fascista che determinò la cessazione della collaborazione dei Deputati del partito popolare ai lavori del1' assemblea elettiva del Parlamento, fu bensì la proclamazione della decadenza degli eletti operata con decreto reale e deliberata con violazione dello Statuto dai Deputati formanti il gruppo fascista. Merita forse un'integrazione e un chiarimento quanto è detto (nel cap. XIV, a pag. 325) riguardo alle elezioni amministrative del 25 maggio 1952 per molte città e province d'Italia fra le quali Roma. È in quel luogo accennata incidentalmente una proposta, di cui fu reso promotore Luigi Sturzo, rivolta << a tutti i partiti a spoliticizzare la lotta amministrativa in Roma e ad unirsi in una lista unica di possibili saggi reggitori, compresi del carattere sacro della città>>. Tale proposta è dall'Andreotti denominata << iniziativa unitaria »: egli afferma che De Gasperi, « da uomo di partito, vide con grande preoccupazione e tristezza >) quella proposta, ma contro di essa << nulla fece, nonostante si sia detto più tardi il contrario>>. L'esito infelice che a quella proposta toccò non ft1 certamente il solo o il minore dei benefici che realizzò la cosa pubblica in quella contrastata campagna elettorale. Ma deve anche osservarsi che molto diversa, e ben più consona ai suoi orientamenti politici, fu l' azione che De Gasperi ebbe a svolgere in quelle elezioni amministrative, le quali furono le prime in cui venisse ufficialmente sancita, in centinaia di Comuni, quella politica di << solidarietà democratica » di cui De Gasperi fu, fino all'ultimo, sincero sostenitore. Abbia preso o meno De Gasperi delle concrete iniziative c~ntro la proposta Sturzo, essa era co1nunque tanto distante dal tipo di schieramento cui egli pensava e da tutta la sua generale visione politica, da risultare destinata in partenza al fallimento; ed infatti a stento ebbe gli onori della cronaca, passando ben presto nel ripostiglio delle iniziative << rientrate». Passando ad un'altra osservazione particolare, va rilevato che il nome della Duchessa d'Aosta vedova del Condottiero della Terza Armata della prima guerra mondiale, ricordata alla pag. 291, non fu Irene, bensì Elena. L'ultimo anno di vita dello - statista , dalle elezioni del '53 in poi, è narrato dall' Andreotti con accorata partecipazione. Egli espone anche le vicende tormen- [120] Bibloteca Gino Bianco
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