Nord e Sud - anno IV - n. 30 - maggio 1957

delle regioni meridionali. Quando nell'Italia settentrionale fu rivelato sui due problemi (e specialmente su quello isti~ tuzionale) un fermo e predominante indirizzo per il rinnovamento (indirizzo che invece era rimasto meno deciso nelle regioni meridionali della Penisola) si osserva nelle parole dello Statista una più ferma e chiara formulazione dell'ipotesi repubblicana, per la quale il Congresso nazionale democristiano si era pronunciato a grande maggioranza. La battaglia politica del << referendum » istituzionale ha ampia documentazione nei discorsi dello Statista, il quale pure, nel trattarne, sentiva le limitazioni derivanti dalla sua posizione di capo di un Governo che aveva assunto verso le potenze alleate l'impegno di non sollevare il problema istituzionale per il tempo della durata dello stato di guerra; impegno che, tuttavia, si tendeva a protrarre anche dopo che la guerra era finita. L'intenso travaglio dell'uomo politico per raggiungere lo scopo della rottura dell'innaturale alleanza col partito comunista trova anch'esso un'eco nei discorsi di quell'anno 1947, in cui la complessa e delicata operazione politica fu portata alla conclusione. Gli anni di elezioni sia politiche e sia amministrative dànno luogo a partecipazione intensa dello Statista per le grandi battaglie, sia nei confronti del corpo elettorale, sia all'interno del suo stesso partito. E, mentre nelle elezioni del 1948 per il primo Parlamento della Repubblica la lotta si svolge tutta sul fronte di sinistra, nella difesa contro il comunismo (che aveva dato l'ul- - tima prova della sua capacità offensiva nel colpo di stato di Praga), nelle successive elezioni, quelle amministrative del 1952 e quelle politiche del 1953, la lotta aveva lo sviluppo su di un duplice fronte, per l'offensiva sferrata dalle destre contro il sistema istituzionale e contro il regime democratico. La dialettica dello Statista fu, in quelle campagne elettorali, posta a duro cimento: ma la costruzione logica del ragionamento si potè dire arricchita dallo sforzo di dimostrazione dei pericoli e dei danni derivanti dalla negazione della libertà individuale e sociale. L'asprezza della situazione, creata da ritorni sovversivi, da campagne recriminatorie di provenienza << destrorsa » e << sinistrorsa >>, da offensive di forze dissolvitrici opposte nell'ispirazione ma convergenti nei fini, trova nell'oratoria di De Gasperi una documentazione costante e appassionata. La parte finale dell'attività politica di De Gasperi rimase polarizzata intorno ad un argomento fondamentale, da cui pre.- se il nome l'ultima battaglia parlamentare ed elettorale combattuta dal vecchio statista cattolico: la legge maggioritaria. Le elezioni politiche del 7 giugno 1953 e l'insuccesso della piattaforma politica edificata da De Gasperi nell'affrontarle segnano la fine del suo consolato ed il ritorno alla segreteria del Partito. Per la D.C., nel cui seno ormai urgevano forze nuove, espresse dalle generazioni più giovani, De Gasperi, che aveva rappresentato per un decennio l'espres-- sione vivente del realismo politico e della pratica di Governo, si avviava a diventare un simbolo, l'espressione di una epoca già conclusa o in via di concludersi, l'esponente di un personale politico cui ci si preoccupava di cercare una successione. IJ cattolico liberale educato alla scuola parlamentare del prefascismo si [117] Bibloteca Gino Bianco

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