' alterare sostanzialmente il quadro della vita politica leccese, che appare immobile in questo decennio, pur nel bailamme determinato dal continuo nascere e morire di formazioni politiche all'estrema destra. Il inaggior margine di successo di quest'ultima nelle <<comunali>>,rispetto alle <<provinciali >>e alle « politiche>> si spiega poi con tre fattori principali, che alterano i rapporti percentuali dei suffragi ottenuti dalle diverse liste: 1) nelle « politiche » e in minor misura nelle <<provinc~ali >>votano in Lecce elettori che, non essendo residenti, non possono votare nelle <<comunali ». Vi sono poi elettori emigrati che rientrano in città per le « politiche », non per le <<amministrative>>; 2) nelle tre diverse consultazioni elettorali diverso è il numero delle liste presentate, solitamente maggiore nelle <<politiche», con conseguente dispersione o almeno diversa distribuzione di voti; 3) nelle « comunali » i legami e gl'interessi di clientela pesano più che nelle altre prove elettorali. Il successo dell'estrema destra, nelle ultime «comunali>>, è insomma la rinnovazione di un risultato che è <<normale >>in Lecce dal 1946. Il prestigio del Sind~co uscente solo in piccola misura può avere tolto voti alla DC, ai <<minori>>di centro, e al PCI (nella zona intermedia tra sottoproletariato, non organizzato, e proletariato). Probabilmente il <<fattore Massari » non ha pesato molto neppure nella ripartizione dei suffragi tra le liste dell'estrema, ove si pensi che il MS1I è apparso in calo un po' ovunque, e che il PMP, fuori della cinta daziaria di Napoli, non si è mostrato sinora irresistibile. Ciò è confermato, ci pare, dalla quasi identità della percentuale ottenuta dall'UQ nel 1946 (47,1%) e dal PNM nel 1956 (47,24%). Senza Massari, i voti s,arehbero andati egualmente a destra, in nòme di qualche altro capoclientela. Quale la causa di questo orientamento? Le scelte politiche effettuate dall'elettorato di Lecce non rispondono certo alla sua composizione sociale. Se poniamo mente alla presenza, nelle ~ampagne, di numerosi piccoli proprietari (così piccoli sovente da esser quasi proletarizzati) e, nella città, cento); <<Comunali» del 1951; PCI 14,2%, PSI 5,5%, totale 19,7 per cento; <<Provinciali » del 1951: PCI-PSI 21,6%; Elezioni 7 giugno 1953, Camera: PCI 13,4%, PSI 3,5%, totale 16,9% (il totale per il Senato é 17,4 per cento): <<Comunali» del 1956: PCI 9,98%, PSI 5,86%, totale 15,84 per cento (totale <<Provinciali »: 15,51 per cento). [97] Bibloteca Gino Bianco
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