Nord e Sud - anno IV - n. 29 - aprile 1957

L'impres~ione che noi stess1:avemmo qualche mese fa e che dicemmo in questa rivista schiettamente - dando luogo a uno sfogo di malumore del Popolo contro di noi, che, lungi dall'aver « perso la bussola», non altro chiedevamo che una franca discussione ed una presa di posizione - ha trovato negli ultimi tre m,esi abbondanti co,nferme. Il Governo della Repubblica Italiana ha una sua politica estera; la segreteria della D.C. ha, o sembra avere, un'altra politica estera. Il Presidente del Consiglio e il Ministro degli Esteri negoziano e firmano i trattati europei; altri sen:i,branoessere intesi a preparare una politica che è in contraddizione con quella seguita e realizzata dal Governo. Non soltanto l'europeismo della segreteria e del giornale del partito di maggioranza relativa appare sempre più intiepidi~o; risulta intiepidito, anche se non appare, pure l'atlantismo. L'alleanza atlantica, cioé nell'ambito stesso della D.C., sembra degradata a mera alleanza militare e ad essa pare si voglia sostituire un'altra allenza, quella bilatera/,e dell'Italia co1 n gli Stati Uniti; in virtù della qutde al nostro paese si attribuirebbe il ruolo di brillante secondo delle operazioni americane nel Medio Oriente. Ed è appena necessario aggiungere che il non ultimo difetto di una concezione del genere è quello di essere stata inventata a Roma .e non a Washington. Qual'è la conseguenza necessaria di una siffatta concezione? E' quella di smorzare il più possibile l'accento europeistico della politica estera italiana. I trattati si sono firmati è vero; ma po.trebbero anche essere svuotati. Perché è ,ovvio che trattati co,me quelli del Mercato Comune e dell'Euratom, che son cose rivoluzionarie nella torpida Europa dei nostri giorni, valgono per la volontà con cui ci si fa ad applicarti. Saremo innanzi, così, alla liquidazione sotto costo della politica estera di De Gasperi. Qualcuno penserà forse che taluni autorevoli democristiani italiani, europeisti ieri, non lo siano piu oggi perché a Bruxelles o a Parigi non sono piu al governo i" cattolici. Se cosi fosse veramente, questi democristiani darebbero prova di infantilismo politico senza pari: poiché i cattolici che non sono a/, governo a Parigi, ad \esempio, non sono per questo meno 1europeisti; ed altri catto-- lici che sono al, governo, quelli di Bonn, ad esempio, neppure essi sono diventati meno europeisti. E meno ancora, gli uni .egli altri, si sono scoperta una vocazione demo-musulmana, come l'organo ufficiale del partito di maggioranza relativa in Italia. I nostri lettori sanno benissimo che noi non namo affatto avversi per [4] Bibloteca Gino Bianco

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