Nord e Sud - anno IV - n. 29 - aprile 1957

albergare in un cervello umano in materia polìtica. Vien fatto di pensare a ciò che Maccari scriveva nel 1934 sul Selvaggio a proposito di Longanesi: « Dietro molte ambizioni politiche, si cela una delusione letteraria» (1 21 ). Ci sarebbe da augurarsi che almeno quest'ultima e definitiva delusione politica riesca, per converso, a rinfocolare in lui, dopo tanti risentimenti, l'ambizione ad una seria e serena letteratur,a. Sotto il tono scanzonato e sotto un apparente anticonformismo, Il Borghese coltiva dunque tutte le incertezze e le pruderies della borghesia italiana nei confronti della lotta politica moderna. Intorno ad una tesi di generica ed indiscriminata opposizione alla « nostra debole democrazia» si sono organizzati e cristallizzati, da un lato la ricca vena lett~raria del Longanesi e dei suoi amici, dall'altro il disfattismo politico di certi ceti sociali che si riconoscono più nelle vacanze che trascorrono sui laghi e sulla Riviera che nelle attività che svolgono nelle città del triangolo industriale. Per gli uni, che scrivono, nessuno dopo Mussolini è degno e capace di governare l'Italia; per gli altri, che leggono, un governo «serio» dovrebbe essere presieduto da De Micheli, con Faina al Ministero dell'Industria e Pesenti a quello dei Lavori Pubblici. Rivestito di forma letteraria e condito di brillanti slogans, il discorso dei « borghesiani » non e altro, insomma, di quello che si ode fare molto spesso nei caffè di Rapallo e nei vagoni di 1 n classe del rapido Roma-Milano. Così, illudendosi di celebr~re i fasti della borghesia, gli ultimi longanesiani ne mettono cnidelmente a nudo la leggerezza politica, quando non addirittura la grave degradazione civile; e incoraggiano l'ostinazione con cui certi ambienti s1 attardano nel vicolo cieco di una malintesa difesa di classe. A parte Ansaldo e Prezzolini, si dà convegno nel Borghese l'ala più smarrita della « generazione di mezzo», di quella leva di giornalisti che servirono il regime in buona o in mala fede, ma comunque senza poter credere nelle cose che venivano scrivendo_. perchè troppo intelligenti, o perchè troppo scanzonati. Quelli del Borghese sono forse, tra gli intellettuali ex-fascisti, i più «sentimentali»; soltanto un moralismo banale e antistorico potrebbero indurre a considerarli i più coerenti, o i più onesti. A volte (non ostante che quasi tutti costoro siano molto lungi dal poter ( 127 ) Riportato, con relativa vignetta, nella citata antologia curata dal Ragghianti, « Il Selvaggio di Mino Maccari ». [35] ·nobianco ·

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==