Ogni uomo conosce nella propria vita un periodo che sembra fatto apposta per lui, tagliato per le sue doti: la sua «occasione». L'occasione di Longanesi fu l'ultimo decennio del fascismo, il periodo del migliore Italiano e di -Omnibu'S, gli anni dei « fascisti bisonti» alla Starace e dei · << fascisti puliti » alla Bottai, l'epoca della « fronda » e della << disubbidienza >>, dei toni scanzonati e delle « parole a chiave », in cui si poteva essere, insieme, criptodemocratici e oriptofascisti. In democrazia, quegli atteggiamenti - che sotto il regime avevano vita riflessa, e trovav,ano validità e vigore nella farsa quotidiana - si sono risolti in un narcisismo della fantasia> in una sorta di << incontentabilità » che presenta tutti i sintomi di un mal sottile dello spirito, e può sintetizzarsi in poche battute di un dialogo immaginario: « - Lei è democratico? - Lo ero. - Lo sarà ancora? - Spero ,di no. - Perchè? - Per.chè ,dovrebbe tornare il fascismo; soltanto soitto un dittatura riesco a credere nella democrazia» (121 ). I democratici hanno fatto, insomma, il loro· ingresso tra le « antipa- -tie >> di Longanesi appena ne erano usciti i fascisti. La cerebrale sincerità dello scrittore non lascia dubbi sui criteri ai quali egli si attiene nel fare le proprie scelte umane e politiche. Sulla testata del Borghese dovrebbe essere stampata, come epigrafe, questa infastidita esclamazione comparsa di recente nel suo diario: « 15 febbraio [1957]. Lei è troppo antipatico, caro signore: le sue giuste ragioni hanno il grave di'fetto di ass-umere l'espressione del suo volto. Non posso che darle torto » (122). Un umorismo estenuato per eccesso di arguzia si sposa, nel Borghese, ad un atteggiamento morale scettico ed allusivo, apparentemente nostalgico, bonario, « passatista », ma sempre gonfio di un aci<lomordace e sa- ( 121 ) Longanesi, Parli:amo dell'elefante, ed. cit., p. 239. ( 122 ) Nel numero de Il Borghese del ìS febbraio 1957. [32] BiblotecaGino Bianco
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